All’interno di un universo in cui il caos è stato imbrigliato dalle regole di un’esattezza compulsivamente ordinata, imposta dalla performante cultura dell’eccellenza, il tuo più grande ostacolo sei tu. In un mondo tendente alla perfezione non c’è alcun bisogno di pensare, chiedere e cercare, l’universo intero ha lavorato in sincronia per secoli affinché non ti senta mai mancante e non percepisca mai la fatica di esistere. E se mai sentissi la solitudine avvilupparsi intorno al tuo corpo e l’insoddisfazione invadere la tua mente, questo può voler dire soltanto una cosa: sei sbagliato. Ma per ogni simmetria mancata c’è un rimedio, e da secoli ormai, in questo universo perfetto, gli errori non si correggono con pratiche antiquate come l’autoconsapevolezza, ma con la spasmodica ricerca di conferme attraverso lo specchio digitale o l’opinione di elettronici sconosciuti invisibili. Ciò che ogni essere umano erroneo e mancante desidera in questo perfetto universo simmetrico è un confronto ovvio, una certezza da corteggiare, un colpo di scena concordato che preluda l’eccellenza performante tanto agognata. E nell’universo della perfetta simmetria l’eccellenza non è altro che lo spazio esatto, costruito su misura della tua mancanza.

Se ti venisse data la possibilità di costruirti con un paio di click, cosa sceglieresti? Ancora meglio: se ti venisse data la possibilità di costruire un altro da te stesso da amare, a partire dal tuo desiderio, lo faresti?

Nella più chimica realtà del corpo, nel moto dei fluidi e nell’incessante lavorio del DNA si nasconde il segreto della perfetta complicità. Gli scienziati di questa nuova era possono costruire esseri umani a partire dai perfetti calcoli sintetici nascosti nella fallacia della carne. In questa nuova fase della perfetta simmetria, la tecnologia è in grado di svelare le necessità affettive ancor prima che queste si palesino alla coscienza grazie allo studio dell’oscillazione dei tuoi fluidi, alla delineazione degli impulsi elettrici che agitano i tuoi muscoli, all’osservazione dei moti del tutto personali con cui i tuoi organi creano una perfetta sinergia. La Nuova Scienza della Simmetria è in grado di plasmare una mente su misura delle tue aspettative. Ogni organo è un incontro, e ogni incontro è una nuova scoperta di sé; ma quando scoprirsi significa sondare le proprie viscere per mettere alla luce un amante dalla chimicità invisibile, indagare se stessi assume una nuova prospettiva.

 

Intro o come ho scoperto di essere ignorante circa me stessə

 

Sette giorni all’appuntamento

Ti guardo andare via. – Questa è l’ultima volta – dici, e mentre ti infili la camicia realizzo che lo è per davvero. Non è che non ci abbiamo provato, probabilmente continueremo a farlo nella più totale e indelicata ignoranza dei nostri bisogni. Ci siamo incontrati quel pomeriggio per l’ultima volta nella bolla profonda e risonante delle nostre mancanze di accettare noi stessə e l’altrə, una bugia protratta all’infinito per non rischiare di dover riconoscere che quel vuoto ha inghiottito noi e l’umanità intera in questa camera, nelle nostre parole, nei messaggi. UTENTE BLOCCATO.
Non mi infastidisce il tuo infantilismo, l’assoluta mancanza di consapevolezza di te stessə che ti ha condotto a un gesto tanto inutile quanto autoreferenziale, ma quel buco nella comunicazione che mi costringe a specchiarmi, a confrontarmi con l’ignoranza di me che ho tentato di arginare con il tuo corpo.

Cinque giorni all’appuntamento

Hai riso. Ti ho aspettato tre ore fuori dal lavoro, e quando ti ho detto che già da tempo avevo deciso di sottopormi alla procedura, tutto quello che hai fatto è stato ridermi in faccia e andare via. Cos’è precisamente che non sopporti, la competizione? Il fatto che sia statə molto più maturə nel riconoscere l’impossibilità epocale di connettermi sentimentalmente a te? Sei infastiditə dal fatto che mi è stato più facile accettare lo sfinimento piuttosto che continuare a lottare per te?
Non voglio mai più dovermi confrontare con quel vuoto, mi assumo la responsabilità di essere mancante e accetto di introdurmi in un flusso storico di creazione artificiale. Sono solo lə figliə di un’epoca.

Tre giorni all’appuntamento

Nell’attesa, ti ho cercatə nel corpo di qualcun altro. D. accetta di buon grado di essere il sostituto carnale di un amore impossibile. Sarà tanto diverso dal sesso occasionale avere un amante sintetico? Dopotutto è solo una relazione concordata con un corpo perfettamente costruito in base a ciò che non mi hai voluto o potuto dare. A partire dalla nostra mancata coordinazione, dalla comunicazione distorta, dall’inconsapevolezza del passato e l’ignoranza circa le nostre aspettative, da tutto questo nascerà la più perfetta e infallibile delle relazioni. Ci pensi? Quel mio modo nervoso di muovere la bocca durante una discussione, che tanto ti infastidiva, diventerà un tracciato digitale, un filo sintetico per la creazione di un nuovo organo funambolico che sappia precisamente come danzarci su per calmarmi. A quanto pare ti lasciano scegliere da quale organo partire, dicono che in base a questa preferenza è possibile delineare aspetti psicologici utili alla creazione del corpo sinteticamente perfetto.
La loro richiesta mi ha immediatamente ricordato di quella volta che, seduti in uno di quei bar decadenti che tanto ti piacciono, dopo un gin tonic di troppo abbiamo iniziato ad attaccarci su non so più cosa, ma ricordo chiaramente di aver visto per la prima volta un’espressione di disgusto sul tuo volto, e con un ghigno maligno mi hai detto: – so benissimo di aver ragione, ti tremano le labbra, non riesci neanche a formulare una parola sensata –.

Zero giorni all’appuntamento

Stanotte ti ho sognatə. Eravamo nel bagno del club dove per la prima volta ci hai provato dicendomi che avresti saputo come risvegliare il mio corpo, dimostrandolo alla perfezione. Ma stavolta, nel sogno, dopo avermi abbassato i pantaloni ti fermavi, e urlandomi contro mi dicevi di non essere una mia fantasia, che non potevo pretendere di volerti costruire. Mi sono svegliatə al suono più che reale della tua voce. A un passo dall’inizio della procedura, mi è mancata la nostra impossibilità, la nostra comunicazione ottusa, il sesso compulsivo e nervoso, la pace dell’ignoranza che vibra nel post orgasmo. Prendo il telefono, cerco il tuo contatto. UTENTE SBLOCCATO.

 

Bocca

 

 

Hai accettato di incontrarmi, ma nulla ti smuove, come sempre giochi ad essere l’aguzzinə ed io mi maschero da vittimə.
Ma per me stavolta è stato diverso; mi ha illuminatə la crudele consapevolezza che la mia bocca non mi appartiene, e che quest’unica deprimente scoperta mi esclude inesorabilmente dalla specie umana. A differenza da tali esseri, non ho il controllo su quell’organo miracoloso che danzando sulla sinfonia vibrazionale della parola comunica, risponde, chiede, crea forma, spazio, magia e pensiero.

Il suddetto pensiero morale e la domesticazione degli istinti sono la sostanziale differenza tra noi e l’animale, secoli di filosofia, arte e scienza sono serviti a costruire castelli inespugnabili necessari all’essere umano, il miracolo per eccellenza, per potersi ergere e dominare su tutto, perfino su sé stesso. Perché è solo tramite la parola che siamo riusciti a sottomettere la natura più vile, quella che sputa, grida, morde, fa sua la realtà non a colpi di dialettica e pensiero, ma piuttosto masticandola.
Secoli di evoluzione, raziocinio e dominio, morte dell’altro per via dell’unica bocca affamata legittimata a strappare e ingoiare. In giorni come questi, fatti di amori falliti per mancanza di comunicazione e risposte tecnologiche alla solitudine, avrei soltanto voglia di leccare la parola scritta, di lasciare tutti interdetti perché non sento la necessità di arrivare fino in fondo a un ragionamento, ma solo di sputarlo fuori dalla mia testa per poi leccarne i residui, e con un unico gesto vile dell’organo più sublime raccontare la verità più umana di tutte, quella che si riduce a un atto compulsivo di un organo che si contrae.

Sarebbe l’unico atto sincero da compiere, se nel mondo in cui vivo non fosse un’estrema vergogna quella di non essere capaci di usare la parola per difendere la propria verità. E allora continuo a muovere la bocca, do adito all’impulso elettrico di seguire un flusso, accompagno un movimento viscerale di disgusto e subalternità, dicendoti – sono d’accordo, facciamo pace –. E mi sorprendo e mi diverto al pensiero di come sia possibile che non sia presente alcuna morale, lealtà o sublimazione negli spasmi di quell’orifizio, nonostante il fatto bruto che tutte queste belle cose, la ragione la morale e l’etica, non esisterebbero se ogni tanto quest’organo non seguitasse a sputacchiare. E quindi dove sta la verità? Quale miracoloso pensiero del raziocinio umano può essere vomitato da un buco nero in grado di succhiare e rigettare? Non sono più verə io che uso la mia bocca per farmi scopare dall’imposizione, dal linguaggio e dai pensieri degli altri?

Possiamo smetterla di litigare, usare la parola per prevaricarci, saltando tutto quel valzer delirante che prelude il momento in cui ti offrirò la mia bocca?
Tanto finisci sempre per invadere con la tua lingua/linguaggio quella caverna buia in cui se ne sta rintanato il mio pensiero.

Lo scienziato che si occupa del mio caso, mi mostra gli optional del mio acquisto:

– La prima texture è ricavata da un derivato del silicone che bisogna periodicamente bagnare con un gel di aloe vera, che si asciuga più in fretta del fluido gellifluo a base di gomma emesso dalla ghiandola secernente e dunque va applicato al bisogno. Per un effetto più realistico, sebbene il sapore vagamente amarognolo, tendo a consigliare il secondo. È anche auto-termoregolante –.

Non mi importa che sapore avrà la tua bocca, vorrei solo che tu non la usassi mai contro di me. Ma nemmeno che la offrissi al mio capriccio o alla mia necessità. Vorrei che ti appartenesse, che la usassi per mordermi soggiogatə dal desiderio di inglobarmi, divorarmi, divenire con me animale e cosa. Vorrei che mi sputassi senza alcun desiderio di umiliarmi, perché l’umiliazione – così come ogni altra sfumatura della morale e del pensiero –, non apparterrebbe alla tua bocca. La saliva sintetica sputata dalle tue labbra prive di pensiero critico, linguaggio, etica e specie d’appartenenza sarà quel gesto rivoluzionario destinato a buttar giù l’umano dal piedistallo dorato della ragione e risollevare me da questa debolezza sociale autoimposta. Voglio, con te, potermi confidare spalancando le fauci, e urlare socchiudendo le mie labbra sulle tue. Non voglio che tu mi chieda, voglio che mi strappi via il mio pensiero, le mie intuizioni e il mio parere solo attorcigliando la tua lingua alla mia.

– No grazie, non voglio la lingua vibro-sensibile che anticipi i miei movimenti. Voglio l’imbarazzo –.

 

 

Rosaria Murolo

Dopo la laurea in Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Brera, si è specializzata nella critica e nella curatela presso la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) di Milano. Attualmente scrive per Artribune ed è alla costante ricerca di nuove piattaforme in cui esprimere la trasversalità dei suoi interessi e sperimentare nuovi linguaggi.