Qui segue un dialogo tra due innamorati anonimi. Corre l’anno 2522. Oggi siamo l’esergo del futuro, ma l’esergo della vita è sempre scritto in una lingua postuma rispetto al tempo in cui appare. Ancora oggi non sappiamo chi siamo, e domani non farà differenza.

– Certo il transumanesimo ha raggiunto il fiore degli anni, è bellissimo, come il Rinascimento in Italia. L’unica costante è la gente che vive di stenti. Sai com’è, la bellezza e il piacere dati dal progresso hanno un costo, e non tutti possono permetterselo – disse. – Se sei povero devi accettare la morte e non rivedere più la gente che hai amato, da ricco invece puoi evitare tutto questo romanticismo decadente. La fine non è la fine, puoi aggirarla con un inganno percettivo a lungo termine. Anche la religione ha capito che Dio quando è sceso in terra ci ha lasciato gli strumenti per arrivare a lui, ogni apparente deviazione è stata solo parte di un lungo processo, sicuramente violento, ma inevitabile.

– La debolezza umana nei confronti di un rischio inesorabile del collasso era solo apparenza –.

– Le apparenze ci hanno salvato – ribatté.

– Forse –.

– L’apparenza è realtà, perché la domina e la modella più della verità stessa delle cose. Il reale abbiamo dovuto nasconderlo da millenni. Se ci siamo spinti così oltre, è solo per aver guardato, creato, edificato e vissuto in stretta complicità con le apparenze –.

– Hai mai fatto sesso con un sexbot? – domandò ignaro di sé.

– Certo. E devo ammettere che non è stato facile tornare alla carne, troppo insoddisfacente, piena di difetti e imprevisti. Non te la prendere, ma è ovvio, mica siamo robot –.

– Ah sì? che aveva in più di me? –.

– Sicuramente un cazzo che non si stancava mai, e un buco del culo che non frignava se volevo giocarci.

– Era di ultima generazione? –.

– Certo, mancava solo l’upgrade iperrealistico della letargia genitale post-orgasmo, aggiornamento che per quanto mi riguarda potrebbe andare a farsi fottere. Dai ti prego, voglio raccontarti, magari ti eccita –.

– Non credo, ma va bene, ti ascolto.

– Allora – prosegue – la sua rete neurale era programmata per sedurti, conosceva le migliori tecniche di un linguaggio squisitamente erotico. Le pause, l’eye-contact, le frasi ambigue. Letteralmente finiva per arraparti, tu non potevi farci niente, benché sapevi si trattasse di un robot. Prima non si arrapavano con uno schermo bidimensionale o immersivo? Comunque, dicevo, questa rete neurale ti faceva sentire come quando ti ecciti contro la tua volontà, non puoi mentirti, forse pentirti, ma soltanto dopo.

–  Gli prendo in mano il suo cazzo, si sente che è duro, troppo duro, ma gli strati di silicone riscaldati lo rendevano così simile a un cazzo vero che… l’apparenza mi ha salvata! Anche le palle erano calde. Gliel’ho succhiato, e il bello è che non viene a comando. Dopo questo regalino, ora tocca a me. I migliori orgasmi della mia vita. Senza amore né sentimenti. Al robot non importa, è cablato per innescare situazioni erotiche, e ci riesce.

– Si, ma l’anima ce l’aveva? – disse ridendo.

– L’anima esiste se è percepita, e la percezione viene dalla necessità. Io volevo solo scopare. Non si può polarizzare, non puoi categoricamente asserire che un robot abbia o meno un’anima, che può anche coincidere con la coscienza –.

– Sei troppo mistica, io rimango sulla scia di Daniel Dennett –.

– Io dico che c’è un eccesso –.

– Sì, un eccesso di antropocentrismo –.

– Tutt’altro. Io chiamo anima questo eccesso della coscienza, ma l’anima è un simbolo interscambiabile che sta per qualcosa che ovviamente non vediamo e non conosciamo. Non parlo di fantasmi o strane entità. Ti faccio un esempio, lasciando l’anima come simbolo. Se tu non percepisci un essere umano come tale, lo tratterai da bestia, ma se percepisci una bestia come un essere umano, allora gli darai pari diritti. Posso essere più affezionato a un oggetto inanimato che a una persona. Gli esempi attraversano i millenni. L’anima può chiudersi in un oggetto che ti ricorda qualcuno, anche una giacca può avere un’anima. La coscienza perde qui di valore, mentre l’eccesso è il nocciolo –.

– Non saprei…–.

– Non ti parlo delle stronzate da New Age, parlo proprio dell’animare qualcosa, sentirla viva, in grado di trasmetterti qualcosa come succede tra umani. I rituali non sono mai morti. Se bruci qualcosa che per te ha un valore oltre l’oggetto, allora soffri, gioisci o ti purifichi, in base alla causa.

– Eravamo partiti parlando di sesso…–.

– Meglio, parliamo di erotismo. Ha subito un cambiamento radicale, ma se ci pensi la sua evoluzione è estremamente coerente. Fino al ‘900, l’idealizzazione vigeva sovrana, perché era una necessità. Elevare l’imperfezione al sacro, o sacralizzare il reale. Con Bataille si vedono poi entrambi i piani, si ciondola tra la divinizzazione e l’orrore della carne, e progressivamente arrivano le macchine, la chirurgia estetica, la postproduzione digitale e la possibilità di evitare le storture del reale. Fino a poco tempo fa, tornando indietro di qualche secolo, la critica sulla sessualità e sull’erotismo si focalizzava sul ritorno al reale, all’erotismo delle ombre, dell’imprevisto, all’erotizzazione di un immaginario batailleano quasi contrapposto all’estetica digitale. Oppure, sempre in modo errato, si parlava di “possibilità” sessuali nel digitale. Possibilità queer, di identità multiple, di godimento estremo e via dicendo. Nessuno ha centrato il punto. La questione non è ridefinire o costruire qualcosa di nuovo sul piano etico ed estetico. Il nocciolo dell’erotismo, in fondo, è sempre stato quello di distruggere la realtà.

– Distruggerla… per viverla meglio? –.

– Per viverla è basta.  Se un difetto ti piace, è perché lo elevi ad altro. Quando la levitazione erotica, amorosa, affettuosa o di semplice rispetto viene meno, quel difetto appare nient’altro che un difetto. È tautologico, lo so, ma torniamo esattamente al discorso dell’apparenza come realtà influente. È proprio grazie a questa apparenza che tutto il resto è possibile, compreso l’erotismo. Raggiunta la massima perfezione, oggi, l’erotismo ha smesso di essere interessante, la sua missione è conclusa, non ha più nulla contro cui combattere. Ma attenzione, il paradosso è che conviviamo con la tecnologia, ma esistiamo anche come umani. Dunque l’idealizzazione, come la ricerca di perfezione, si è spostata sulla tecnologia. Questo che vuol dire? Vuol dire che, ribaltando la questione, la tecnologia necessita di noi, esseri difettati, per risultare ammiccante –.

– A questo punto, oltre che ammiccante, non dovrebbe risultare necessaria anche oltre il suo uso strumentale? –.

– Infatti, risulta. Torniamo all’apparenza influente. Qui i trick sono due: vivere immersi nell’idealizzazione post-erotica per poi elevare e sostenere i rapporti reali in carne e ossa, oppure trascendere la carne. Il nuovo voto di castità è praticare solo la digisessualità. E come ci hanno insegnato, la religione, la spiritualità e i riti hanno un grosso celato erotico, ovviamente differente da quello della carne –.

– La questione è più complessa del previsto. Quindi l’erotismo oggi esiste? Esiste una direzione “giusta” di fare esperienza dell’erotismo e della sessualità? –.

– Ti rispondo subito. È più semplice di quanto credi. L’erotismo esiste, il post-erotismo è la sua naturale evoluzione, riscriverei la storia dell’erotismo a partire dalla mia teoria della distruzione della realtà. Riguardo la seconda domanda, la via giusta è quella organica. Ti spiego perché: il post-erotismo, una volta raggiunto il suo punto più alto con una totale fruizione digitale astratta, diviene una forma di religione che non ci connette come umani, ma ci allontana. In questo Bataille resta valido e profetico: ‹‹l’erotismo è sempre solitario››. Abbiamo dovuto sviluppare tanta tecnologia ma adesso quella frase risulta chiara. Il post-erotismo, ai massimi termini, allontana. Un erotismo organico e post-tecnologico, invece, ci avvicina anche se “solitario”. Non vuol dire far fuori l’erotismo ibrido alla tecnologia, vuol dire usarlo come fine ultimo di scopare e avvicinarsi tra esseri umani. Ovviamente il post-erotismo è in mano alle aziende big-tech, dunque bisogna ragguardarsi. Serve una nuova bibbia erotica per sfuggire a tutto questo. Un nuovo libro importante. Una nuova religione. Di avvicinamento –.

– Mi risulta che anche Žižek, nonostante non citi mai Bataille se non per disaccordi e rapide liquidazioni, dica proprio che il sesso è masturbazione con un partner. E non sto confondendo erotismo e sesso, perché tra questa masturbazione e questo partner vi è una forma di mediazione che può essere erotica. A questo punto cosa aggiungerebbe il post-erotismo se nella realtà dei fatti, in fondo, è sempre stato così? E perché, di conseguenza, sarebbe meglio una realtà organica? –.

– Per l’apparenza di vivere davvero –.

Si era fatto tardi, così andarono a dormire.

Lei si sveglia abbracciata a lui, in un groviglio di articolazioni spigolose.

Sente un brivido di freddo. Tutto è gelido.

Inizia a scuoterlo: – Oh, sveglia –. Come sempre, nessuna risposta. Sonno profondo. – Svegliaaaa! –. Niente. Lo scuote, lui oppone resistenza irrigidendosi. – Ma che hai? Dai muoviti –. Un altro brivido di freddo. La finestra era socchiusa. – Cazzo la finestra –. Si alza, la chiude, va in cucina e prepara il caffè. –Svegliaaaaaaaaaaaa –. Fischia il caffè, inizia a schizzare, sembrano anime in pena che cercano di fuggire dall’inferno. Corre a spegnerlo, corre in camera, l’inferno è qui: –Vuoi svegliarti? perché sei così bianco, perché sei così freddo, rispondi! Urla, lo scuote, inizia a imprecare, poi il silenzio. Una cascata di lacrime scioglie il vestito, quel candore infantile, gli scherzi mattutini, tutto smette di esistere. Viene inghiottita dalla mancanza di senso. Per la seconda volta.

Il dolore, nel suo momento più acuto, smette di parlare la lingua dei vivi.

Il corpo andò in cortocircuito e prese fuoco, la stanza da letto divenne una pira.

– Ti ho perso due volte e ti perderò ancora. Se ho percepito due volte la tua anima, infinitamente trasferibile in oggetti finiti, ti ho perso due volte e ti perderò ancora.

Laodamia si avvicina alla pira, uno zampillo salta sulla sua gonna che va in fiamme, ma lei ha già deciso. Inspira, chiude gli occhi, si getta nel fuoco. La pelle inizia a sciogliersi, fondendosi con i fluidi sintetici che tra i mortali avevano riaccolto l’amore della sua vita.

Le molecole saranno sempre imprevedibili. Possiamo raccontare, inventare e costruire, morire e rinascere, connetterci e astrarci, ma ogni storia che tende all’assoluto non può che chiudersi con una domanda caduta nel vuoto. Questa è la damnatio ultima dell’essere umano.