Nel mondo contemporaneo, humus in cui le nuove tecnologie permettono l’effettiva realizzazione di prodigi dell’immaginario, si sta osservando un recupero di temi narrati dalla letteratura fantastica e fantascientifica. Analizzando infatti alcuni paradigmi del nostro presente, in particolar modo legati al digitale, si possono individuare diverse analogie con la categoria del fantastico, le sue definizioni e i caratteri che la contraddistinguono.

Da questa prima e ampia constatazione, in questo numero si propone il primo di due approfondimenti sulle molteplici tematiche legate al fantastico e alle loro manifestazioni nella contemporaneità. Nello specifico, prendendo le mosse da una prima definizione del genere, si propone un’analisi della relazione tra i concetti di realtà e finzione attraverso teorizzazioni filosofiche e pratiche artistiche contemporanee.

 

Tania Cellini, The secret, 2021, olio su tela, 30 x 20 cm.

 

Realtà e finzione

Il crescente rapporto tra realtà e finzione nel mondo d’oggi, o meglio la straordinaria capacità della finzione di diventare realtà, emerge con forza dalla produzione artistica del nuovo secolo. Da una società in cui le finzioni sorgevano dal mutamento fantasioso del reale, si è passati a una società in cui è la realtà ad alimentarsi della finzione.

(Panaro, 2010)

I primi tentativi di dare una definizione1 del genere fantastico sono stati compiuti nell’ambito della teoria della letteratura. Ancora oggi uno dei principali testi di riferimento sul tema rimane Introduction à la littérature fantastique (1970) di Tzvetan Todorov. In esso l’autore formula la cosiddetta Teoria dell’esitazione, secondo la quale il fantastico si verifica nel momento in cui il protagonista o il lettore del racconto si trovano di fronte a un evento inspiegabile o perturbante di cui non si comprende se si tratti di un avvenimento reale o un’allucinazione. Nel primo caso si parla di meraviglioso, mentre nel secondo di strano. Il meccanismo del fantastico emerge quando non si ha una risposta sulla natura di tali eventi e si viene assaliti dal dubbio (Todorov, 1977, p. 28).

Da questa prima teorizzazione si può già individuare una delle prime analogie tra il fantastico e il mondo contemporaneo: la Teoria dell’esitazione di Todorov evoca infatti la teoria della post-verità (McIntyre, 2019) e le sue implicazioni. In quest’epoca della post-verità siamo più interessati all’impatto emotivo che riceviamo da una notizia che alla sua veridicità. Le informazioni false non sono ovviamente un fenomeno nuovo, ma oggi il Web ha fornito e distribuito agli utenti il potere di crearle e alimentarle, facilitandone di fatto la proliferazione e la velocità di diffusione. Ponendo un parallelismo, questo comporta che lo stesso dubbio che assale il lettore del romanzo fantastico risieda oggi nella fruizione quotidiana di contenuti digitali. Paradossalmente nel contemporaneo si è più diffidenti di fronte a notizie, immagini e video verosimili, dal momento che tali contenuti non garantiscono attendibilità o autenticità. Da essere il medium realistico per eccellenza, la fotografia è quindi diventata lo strumento che alimenta sensazioni di incertezza e di dubbio.

Jean Baudrillard (1996) e il più contemporaneo Byung-Chul Han (2022) hanno analizzato nel contemporaneo il concetto di realtà e la sua trasformazione, parlando di crisi del reale, di età dei simulacri e del passaggio dalle cose alle informazioni. Secondo Baudrillard (1996), la realtà sarebbe stata sostituita da una simulazione così perfetta da essere divenuta la nuova realtà. In altre parole, il sistema attuale di rappresentazione semiotico-linguistica che, interponendosi, filtra il nostro rapporto con il reale, è divenuto più reale della realtà stessa, trasformandola in una iperrealtà. Questa nuova configurazione ha la capacità di spazzare via ogni distinzione tra reale e immaginario. I nuovi mezzi di informazione e comunicazione di massa forniscono ormai una riproduzione così identica del reale che hanno finito per sostituirlo. La realtà non è stata “uccisa”, ma i nuovi media ne favoriscono la virtualizzazione e la dematerializzazione: siamo immersi in un mondo dove il reale ha lasciato il posto all’iperreale, le cose alle informazioni e il possesso all’accesso2. «Non abitiamo più la terra e il cielo, bensì Google Earth e il cloud. Il mondo si fa sempre più inafferrabile, nuvoloso e spettrale. Niente è più attendibile e vincolante, nulla offre più appigli» (Han, 2022, p. 6). Han (2022, p. 11) pone la sua attenzione critica ai processi di virtualizzazione che stanno conducendo verso la disincarnazione del mondo: «L’entropia informativa con la sua rapidissima crescita, vale a dire il caos informativo, ci scaraventa in una società post-fattuale che pialla la differenziazione tra vero e falso. Ora le informazioni circolano senza alcun appiglio con la realtà, all’interno di uno spazio iperreale» (Han, 2022, p. 11).

Le teorie brevemente delineate potrebbero suggerire una delle spiegazioni del ritorno alla categoria culturale del fantastico e dell’emergere di tale tendenza nell’arte contemporanea dopo un periodo di ombra che possiamo far risalire alla fine del Surrealismo3. Mostre come Low Form. Immaginari e visioni nell’era dell’intelligenza artificiale tenutasi tra il 2018 e il 2019 al MAXXI di Roma e curata da Bartolomeo Pietromarchi sono un esempio di una nuova attenzione posta al fantastico e alle sue affinità con pratiche artistiche. Come afferma lo stesso Pietromarchi, la mostra fu «un viaggio nell’immaginario tecnologico e surreale, tra intelligenza artificiale, sogni generati da computer e algoritmi creativi» (Low Form al MAXXI, 2019). «Viviamo in una realtà che è diventata appunto quella che i surrealisti si erano immaginati» (Low Form al MAXXI, 2019) e in cui si stanno ridefinendo i confini di quello che noi intendiamo come reale. Tra gli artisti riuniti si ricordano Zach Blas & Jemima Wyman, Jon Rafman, Ian Cheng, Cécile B. Evans, Trevor Paglen e Emilio Vavarella. Essi «rappresentano un Surrealismo del XXI secolo, tra inconscio tecnologico, processi automatici, algoritmi creativi e Deep Dream» (Low Form al MAXXI, 2019).

 

Tania Cellini, Il peso, 2020, olio su tela, 50 x 35 cm.

 

Eva e Franco Mattes

Il rapporto tra realtà e finzione è al centro della produzione artistica di Eva e Franco Mattes. Prima della diffusione dei social media e della teorizzazione del concetto di post-verità, i due artisti avevano già proposto una riflessione sui meccanismi di illusione introdotti dai nuovi media. Negli anni, i Mattes hanno falsificato l’esistenza di un film (United we stand), di un sito Web (Vaticano.org), di un’opera monumentale (Nike Ground), di un artista (Darko Maver) e il suicidio dello stesso Franco (No fun).

Il lavoro dei Mattes fornisce un prezioso esempio di ritorno del genere fantastico, che non consiste in una tendenza al surreale, ma nelle dinamiche di finzione e dubbio che caratterizzano oggi il nostro rapporto con la realtà. Per Vaticano.org (1998), i due artisti acquistarono il dominio del sito del Vaticano e ne riprodussero una copia fedele. Nella loro versione, il Papa inneggiava alle droghe leggere, ai movimenti studenteschi e all’amore libero, incaricandosi di assolvere tutti i peccati via email. In Darko Maver (1998-1999) era stata inscenata l’esistenza dell’artista Darko Maver, la cui produzione artistica era incentrata sulla denuncia delle atrocità della guerra in Jugoslavia. I due artisti non si erano limitati a inventare l’artista stesso, ma avevano anche prodotto le sue opere e infine inscenato la sua morte. Le uniche cose vere di questo lavoro erano le documentazioni delle opere di Darko. Nella pagina relativa al progetto scrivono che nessuna scultura era veramente esistita, ma le foto che documentavano i suoi lavori erano foto di vere atrocità trovate su internet. Per United We Stand (2005) diffusero in varie metropoli del mondo la locandina di un blockbuster che sarebbe dovuto uscire al cinema: un film sci-fi con Ewan McGregor e Penelope Cruz. Mentre in No Fun (2010) era stato inscenato il suicidio di Franco Mattes su varie piattaforme di live chat. Gli spettatori, trovatisi in una situazione tanto assurda e indecifrabile, vennero assaliti dal dubbio. E furono proprio le loro reazioni inconsapevoli alla messa in scena a diventare il soggetto dell’opera.

Un diversa operazione di Eva e Franco Mattes è la riproduzione fisica di contenuti provenienti dal mondo digitale. Ad esempio, in Ceiling Cat (2016), Catt (2010) e Half Catt (2010), gatti usati solitamente in meme e in immagini virali4 vengono riprodotti attraverso la tassidermia di animali veri e presentati come opere. Internet ha innescato un processo di democratizzazione culturale: tutti possiamo creare contenuti, condividerli e commentarli. Questo permette  anche a contenuti prodotti in modo amatoriale o inconsapevole di entrare nel circuito artistico. Il nuovo immaginario mediale è ricco di ogni sorta di bizzarria: il Web pullula di contenuti fantastici. Jean-Jacques Wunenburger parlava di immaginario proliferante riferendosi all’«irruzione delle immagini mediali e dalla presenza inevitabile dell’ambiente mediale come spazio attivo di generazione e di ridefinizione dell’immaginario e del simbolico – e di conseguenza anche del terzo inevitabile termine, il reale» (Carmagnola, 2002, p. 11). I media forniscono un nuovo modo di intendere il concetto di immaginario collettivo: sostituendo a collettivo l’aggettivo mediale si indica un nuovo luogo o facoltà dell’immaginario caratteristico del mondo contemporaneo.

 

Jon Rafman

L’artista canadese Jon Rafman mostra inquietanti visioni del nuovo immaginario mediale: ambientazioni grottesche e angoscianti, incubi, visioni squallide e deformate. Rafman indaga il rapporto, sempre più indecifrabile, tra realtà e simulazione, tra materiale e virtuale, facendo emergere il meglio e il peggio dell’inconscio collettivo di internet. Usando le parole di Domenico Quaranta, i temi ricorrenti nel lavoro di Rafman sono «la dissoluzione del reale, il rapporto tra soggettività e immaginari collettivi» (Quaranta, 2022).

Il suo lavoro si concentra sulle eggregore, emanazioni collettive provenienti dal mondo virtuale. Attraverso esse Rafman pone l’accento sulla frammentazione della realtà e il potere di un nuovo inconscio collettivo che trascende ogni vecchia idea e distinzione tra vero e reale «trasformando false notizie in verità condivise da comunità abbastanza ampie da assumere la concretezza della realtà» (Quaranta, 2022). Rafman è un flâneur digitale che viaggia nelle profondità del web e attraverso le sue opere fornisce una documentazione di ciò che prolifera sotto lo strato superficiale di internet. Si immerge nell’abisso dell’inconscio collettivo digitale dove tutto viene registrato, memorizzato e rielaborato. Dalla raccolta di questi frammenti crea un vasto archivio da cui attinge per la creazione dei suoi mondi surreali e stranianti.

Tra i suoi lavori si ricordano Punctured Sky (2021), Dream Journal (2016-2017), Minor Deamon (2022) e View of Pariser Platz (2016).

 

Tania Cellini, Somebody more than others, 2021, tempera e olio su tavola, 35 x 50 cm.

 

In un certo senso sorge il dubbio se tra le conseguenze emotive della crisi del reale, il mondo virtuale e i suoi paesaggi immaginari potrebbero forse diventare un rifugio. Nelle meraviglie dell’assurdo, nel nuovo spazio in cui tutto diventa possibile per l’assenza delle limitazioni del mondo fisico, si troverebbe forse un punto fermo che la realtà non garantisce. D’altronde anche Baudrillard lanciava un messaggio di speranza: «La realtà è stata scacciata dalla realtà. Forse solamente la tecnologia collega ancora i frammenti sparsi del reale» (Baudrillard, 1996, p. 8).

Nel Crepuscolo degli Idoli di Nietzsche si trova un breve testo intitolato Come il “mondo vero” finì per diventare una favola. Storia di un errore. Nel brano viene descritto, attraverso una sorta di conto alla rovescia in sei tappe, il crollo dell’idea platonica di mondo vero. Ma con la dissolvenza del mondo vero sparisce anche il mondo apparente. «Quello moderno, l’unico mondo rimasto, è quindi il risultato di un implosione di essere e apparire, di verità e “favola” – questa è esattamente la stessa diagnosi formulata circa cento anni dopo da Baudrillard con il nome di simulazione» (Trovato, 2011). Le parole sono tratte da una traduzione di Antonio Trovato del testo Magia – Matrix – Imaginatio. Überlegungen zur Simulation anlässlich des Todes Jean Baudrillards del filosofo tedesco Marc Jongen, in cui è affrontato il tema della teoria della simulazione di Baudrillard, passando per Nietzsche, sino ad arrivare alla saga di Matrix. «La responsabilità di ciò va attribuita a una profonda ironia della storia dell’essere, che si potrebbe chiamare “la vendetta della favola” e che è consistita in un ritorno del rimosso, o meglio, in un contraccolpo dato da ciò che è stato combattuto, cioè il “mondo metafisico che sta dietro il mondo”, verificatosi nei circa cento anni che hanno separato Nietzsche da Baudrillard» (Ibidem). Nel concetto di “vendetta della favola” si trova il senso di questa ricerca e la voglia di riaffermare la potenza della facoltà immaginativa con la quale l’uomo plasma altre realtà, altri mondi e altre creature. Le teorie della simulazione non parlano di una scomparsa della verità, ma fanno riemergere la sfera metafisica che era stata occultata dal razionalismo e da una visione oggettiva della realtà. Questo non sarebbe altro che un ritorno a una dimensione totale delle cose che abbraccia anche quello che trascende la realtà fisica. Sbiadiscono i confini tra vero e falso, tra reale e non reale e tutto si mescola in un nuovo modo di osservare il mondo: una fantarealtà ibrida.

 

 

Note

1Si veda Fantastico italiano (2009), a cura di Costanza Melani; Il punto su: la letteratura fantastica (1995), a cura di Sonia Albertazzi; Stefano Lazzarin Il modo fantastico (2000); Roger Caillois Nel cuore del fantastico (2004); Rosemary Jackson Il fantastico. La letteratura della trasgressione (1986); I piaceri dell’immaginazione. Studi sul fantastico, a cura di Biancamaria Pisapia (1984); Aldo Carotenuto Il fascino discreto dell’orrore (1997) e H.P. Lovecraft Supernatural Horror in Literature (1927).

2Di questo tema si occupa Jeremy Rifkin in L’era dell’accesso. La rivoluzione della new economy (2001). Nel saggio l’autore parla di marketing dell’esperienza, ovvero quando si verifica uno spostamento dal possesso (delle cose) all’accesso (alle informazioni). Siamo sempre più sommersi dalle informazioni e questo porta verso l’Infomania, in cui l’interesse per il consumo dei dati supera quello per il consumo di cose.

3Nella produzione artistica digitale possiamo osservare un recupero di tematiche care ai surrealisti: un rinnovato interesse per l’inconscio, che si sposta da individuale a collettivo; un utilizzo di libere associazioni, ben ripreso dall’accostamento nonsense di informazioni e immagini che incontriamo quotidianamente nel Web; oppure azioni come il cadavre exquis, che rimandano alla possibilità di modifica libera della gran parte dei contenuti presenti in rete.

4In Memestetica (2020) Valentina Tanni parla del gatto come animale emblematico del Web. L’Half Catt è stato utilizzato per la copertina del libro.

 

 

Bibliografia

Albertazzi, S. (1995) (a cura di), ll punto su: la letteratura fantastica, Laterza, Bari.

Baudrillard, J. (1996), Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realtà?, Raffaello Cortina, Milano.

Baudrillard, J. (2008), Simulacri e impostura. Bestie, Beaubourg, apparenze e altri oggetti, PGreco, Milano.

Caillois, R. (2004), Nel cuore del fantastico, Abscondita, Milano.

Carmagnola, F. (2002), La triste scienza, Meltemi, Milano.

Carotenuto, A. (2012), Il fascino discreto dell’orrore: Psicologia dell’arte e della letteratura fantastica, Bompiani, Milano.

Han, B. (2022), Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale, Einaudi, Torino.

Jackson, R. (1986), Il fantastico. La letteratura della trasgressione, Tullio Pironti, Napoli.

Lazzarin, S. (2002), Il modo fantastico, Laterza, Bari.

Low Form al MAXXI . Intelligenza artificiale & arte contemporanea (2019), Rai Arte Cultura. Disponibile su: https://www.raicultura.it/arte/eventi/ESL-Event-Item-a8408a58-f1a9-4cfa-8221-f2464c72859e.html (Ultimo accesso 4 gennaio 2023).

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Melani, C. (2009) (a cura di), Fantastico italiano, BUR Rizzoli, Milano.

Panaro, L. (2010), Realtà e finzione dell’arte contemporanea, XXI Secolo, Treccani. Disponibile su: https://www.treccani.it/enciclopedia/realta-e-finzione-nell-arte-contemporanea_%28XXI-Secolo%29/. (Ultimo accesso 4 gennaio 2023).

Pisapia, B. (1984), (a cura di), I piaceri dell’immaginazione. Studi sul fantastico, Bulzoni, Roma.

Quaranta, D. (2022), ‘Jon Rafman e le eggregore del nostro tempo’, Il giornale dell’arte. Disponibile su: https://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/jon-rafman-e-le-eggregore-del-nostro-tempo/138486.html. (Ultimo accesso: 4 gennaio 2023).

Rifkin, J. (2001), L’era dell’accesso La rivoluzione della new economy, Mondadori, Milano.

Tanni, V. (2020), Memestetica. Il settembre eterno dell’arte, Nero, Roma.

Todorov, T. (1977), La letteratura fantastica, Milano, Garzanti, trad. it. di Introduction à la littérature fantastique, Editions du Seuil, 1970.

Trovato, A. (2011), ‘Magia – Matrix – Imaginatio’, Sitosophia; trad. it. di Jongen, M. (2007), Magia – Matrix – Imaginatio. Überlegungen zur Simulation anlässlich des Todes Jean Baudrillards. Disponibile su: https://www.sitosophia.org/2011/11/magia-matrix-imaginatio/. (Ultimo accesso: 4 gennaio 2023).

 

 

Tania Cellini

Tania Cellini nasce a Frosinone nel 1996 e attualmente vive e lavora a Torino. La sua formazione inizia presso l’Accademia Costume e Moda di Roma. Nel 2019 la sua collezione Coconut viene presentata ad Altaroma e alla Graduate Fashion Week di Londra. Prosegue gli studi con un biennio specialistico in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove si laurea nel 2022 con la tesi Fantarealtà. Il ritorno del fantastico nel mondo contemporaneo con il prof. Fabio Cavallucci. Contemporaneamente ottiene il diploma di specializzazione in grafica d’arte presso la Fondazione il Bisonte di Firenze. Durante gli studi ha partecipato a residenze artistiche (Urban Nation Museum di Berlino nel 2019 e Magazzeno Art Gallery a Filetto (RA) nel 2020), mostre personali e collettive.