Prefazione:
Questo testo nasce dalla mia personale esigenza di narrare, ispirata da Frammenti di un discorso amoroso.
Il monologo è stato adattato a dialogo, mentre le conclusioni sono una copia conforme.
Il discorso amoroso è d’una estrema solitudine.
Oggi la narrazione tecnologica non appiattisce la distanza tra i corpi.
A differenza della scienza, l’arte unisce ciò che la vita divide, impartendo linee guida; tuttavia, senza una pratica, entrambe diventano mera feticizzazione.
In ultimo, noi scopriamo che la Finzione è un esilio dalla realtà, un’affermazione per coloro che amano.
Amanti è essere artisti, dunque fingitori1, frammenti di classe che armonizzano l’espressività generale.

Personaggi

– Amante#1 – Amante#2

 

20/05/23 – WhatsApp

I messaggi e le chiamate sono crittografati end-to-end. Nessuno al di fuori di questa chat, nemmeno WhatsApp, può leggerne o ascoltarne il contenuto.

[20/05/23, 10:22:23] Amante#1: “la distanza, mi stressa”
[20/05/23, 10:25:53] Amante#2: “Non iniziare☹”
[20/05/23, 10:26:55] Amante#1: “è così difficile credere di toccarti su di un display”
[20/05/23, 10:40:10] Amante#2: “se WhatsApp ti tormenta, non scrivermi per un po’”
[20/05/23, 10:44:59] Amante#1: “un tempo incoerente implica uno spazio sregolato.”
[20/05/23, 11:30:00] Amante#2: “me lo ripeterai anche dal vivo, insieme a quella frase sulla prossimità?”
[20/05/23, 11:32:00] Amante#1: “La mancanza di distanza non è vicinanza. La prossimità è ricca di spazio, mentre la mancanza di distanza annienta lo spazio. Una certa distanza è inscritta nella prossimità. Pertanto, le sue dimensioni sono estese.”(Han, 2015)   <attached: 00000007PHOTO-2023-05-20-10-29-08.jpg>
[20/05/23, 11:32:50] Amante#2: “certe volte, mi fai venire il freddo”

 

08/05/23 – WhatsApp

I messaggi e le chiamate sono crittografati end-to-end. Nessuno al di fuori di questa chat, nemmeno WhatsApp, può leggerne o ascoltarne il contenuto.

[08/05/23, 11:00:00] Amante#2: “quando hai tempo, dai un’occhiata: https://theness.com/neurologicablog/index.php/reading-the-mind-with-fmri-and-ai/”
<attached: 00000008-PHOTO-2023-05-08-10-29-08.jpg>”
[08/05/23, 01:23:10] Amante#1: “A me sembrano cose da clickbait, non ci trovo nessuna differenza tra i due stimoli”
[08/05/23, 01:23:30] Amante#2: “La persona descrive usando la parola “oscurità”; per l’IA comprendere un linguaggio di confine tra nome e pronome indefinito è impossibile. Infatti, nella trascrizione successiva “oscurità” è sostituita da “Nulla” che fa pensare all’assenza di dati, niente astrazioni. C’è differenza tra funzionalità ed espressione”
[08/05/23, 01:50:37] Amante#1: “la tecnologia dovrebbe avere gli stessi difetti delle persone che l     a utilizzano, non capisco il tuo discorso”
[08/05/23, 01:55:53] Amante#2: “l’astrazione non è un difetto”
[08/05/23, 02:10:47] Amante#1: “gli darò un’altra possibilità”

 

17/05/23 – Instagram

 

 

Amante#1:

“Guarda Cama e Fabri. Ti ricordi il nome del locale? Quella spiaggia non c’è più. Che malinconia mi fanno le coste mangiate dal mare… capisci cosa intendo… dovremmo programmare un viaggio quest’estate”

15:06

Amante#2:

“Tecnologia e nostalgia sono diventate co-dipendenti: la nuova tecnologia e il marketing avanzato stimolano una nostalgia-surrogata per le cose che non avresti mai pensato di aver perso e una nostalgia anticipatoria per un presente che fugge con la velocità di un clic” (Boym, 2007).

15:10

Amante#1:

“Sarà come dici tu: una nuova sincronia, uno stato ambivalente, tra soggetto e memoria. Il ricordare però è un fatto carnale, non di feedback. Cosa rimarrebbe se Cama e Fabri non si seguissero più?”

Amante#2:

“se accadesse, quei dati sarebbero inutili. Su questa piattaforma la memoria è un rituale commerciale. La domanda è: facciamo tutto questo solo per dei backup?”

15:37

Amante#1:
“Un calendario è un sistema di sincronizzazione. Definisce l’appuntamento del “noi”. L’appuntamento, nella sincronia del “noi”, rende possibili però possibilità diacroniche. D’altro canto, lo sviluppo delle industrie culturali porta a un’ipersincronizzazione che elimina la diacronizzazione e paradossalmente genera un’iperdiacronizzazione – cioè una rottura con l’ambiente simbolico, un disaccoppiamento del tempo individuale e collettivo, una decomposizione del diacronico e del sincronico. La distruzione delle modalità di vita collettiva fa sì che, ad esempio, un adolescente che rientra a casa alle 19.00. mangia dal frigo, che il padre fa lo stesso alle 20, e nessuno mangia con nessun altro, l’unico punto d’incontro è, eventualmente, il telegiornale. Ciò che organizza la calendarità non è né locale, né familiare, né nazionale, né religiosa – perché non è più un “noi” – ma è il grande sistema di consumo televisivo” (Stiegler, 2009).

15:50

Amante#2:
“hai paura di una rottura col simbolismo collettivo o tra noi due?”

15:57

Amante#1:

“nessuna… vorrei sentire la tua voce, mi manchi”

16:30

Amante#2:

“sto lavorando non posso, manchi anche tu.”

 

11/05/23 – WhatsApp

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[11/05/23, 08:22:23] Amante#2:
<attached: 00000009-PHO-TO-2023-05-12-29-08.jpg> “Il virtuale è l’intreccio tra passato e memoria, futuro e immaginazione, e percezioni del presente che escono dai nostri mirini perché abbiamo incanalato la nostra attenzione altrove” (King, 2015).
[11/05/23, 08:25:53] Amante#1: “che fine hai fatto?”
[11/05/23, 08:30:43] Amante#2: “Scusami, dopo lavoro non ho avuto tempo.”
[11/05/23, 08:31:00] Amante#1: “Due giorni senza rispondere”
[11/05/23, 08:31:30] Amante#2: “ieri ho dormito di fronte il microonde. E questa mattina ho pensato al libro che ti serviva.”
[11/05/23, 08:31:00] Amante#1: “vabbè, buona giornata anche a te”
[…]
[11/05/23, 13:23:00] Amante#2: “posso chiamarti”
[11/05/23, 13:23:00] Amante#1: “Si”

Amante#2 prese il telefono dalla borsa, respirando lentamente, disse: “Ehi Siri, chiama Amante#1”. Il telefono squillò, mentre il tempo naturale scorreva indipendentemente da quella connessione digitale. Amante#1 rispose sommessamente: “Ehi”

Amante#2: “…buon anniversario… È il primo distanti. Di solito, la primavera ha un senso per noi. Ma più guardo WhatsApp, più mi deprimo… Abbiamo chili di ricordi digitalizzati, sincronizzati con i nostri dispositivi, un calendario immaginario. A volte, sento di potermi connettere meglio con te quando non sei online. Nei film, nelle canzoni.
Ho riascoltato Modena. penso a te che canti “La nostra vita è Coca-Cola, fredda nella gola, di un ordine che non abbiamo mai voluto” – Non mi piace il lavoro che faccio dietro un computer e non mi va di averti solo come un digital pet.”

Amante#1: “anch’io provo stress per questa situazione. La distanza mi fa pensare alle cose fatte insieme, ai film visti tipo “Sans soleil” e quella frase che ripeti sempre: “ricordare non è l’opposto di dimenticare”. Ci siamo rimasti solo dentro queste simulazioni? …”

Amante#2: “… WhatsApp dice hai il cell scarico…”

Amante#1: “si ho il cellulare scarico… scusami”

Amante#2: “non so che dirti la narrazione del corpo è un’assenza pesante – vivo di precarietà – forse il nostro è solo un equivoco digitale. Ogni carne è un mezzo che vuole sfogarsi fisicamente… simulare canzoni, film… questo ci alimenta in modo sbagliato non soddisfacendo il desiderio reale… cosa possiamo fare contro la paranoia?”

Amante#1: “forse rimanere svegli senza simularci…”

Amante#2: “…scusami tanto, devo riattaccare, ti amo, a dopo”

Amante#1: “…anch’io, a dopo”

La telefonata si concluse con un addio pruriginoso e insoddisfatto. In lontananza, mimarono lo stesso gesto: distogliere lo sguardo dallo smartphone. Tuttavia, Amante#1 si ricordò di dover inviare un’immagine ad Amante#2. Entrambi i volti erano illuminati dalla luce emessa dallo schermo Oled in cui appaiono le notifiche, il display adattava la temperatura colore secondo la segnalazione luminosa ambientale – con un blocco schermo, così finì il loro anniversario del 11/05/23.

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[11/05/23, 14:22:23] Amante#1:
“<attached: 00000010-PHOTO-2023-05-20-12-29-010.jpg>”

 

24/05/23 – WhatsApp

I messaggi e le chiamate sono crittografati end-to-end. Nessuno al di fuori di questa chat, nemmeno WhatsApp, può leggerne o ascoltarne il contenuto.

[24/05/23, 22:55:34] Amante#1: “Ehi, mi rimandi il post di quel tipo su reddit o non ricordo cosa”
[24/05/23, 22:55:50] Amante#2: “guarda nella chat, te l’ho già mandato…”
[24/05/23, 22:59:34] Amante#1: “ma lo sai che le cancello sempre le conversazioni”
[24/05/23, 23:05:04] Amante#2: “non ti capisco. sono le cose più intime che ci rimarranno di questo tempo”
[24/05/23, 23:10:32] Amante#1: “come layout mi da fastidio vedere più di due chat”
[24/05/23, 23:15:20] Amante#2: “ma non è normale”
[24/05/23, 23:15:20] Amante#1: “perché devi rinfacciarmelo?”
[24/05/23, 23:15:20] Amante#2: “io non ti rinfaccio un cazzo, mi rompo i coglioni perdere del tempo a inoltrare roba”
[24/05/23, 23:20:50] Amante#1: “lascia stare”

[24/05/23, 23:20:50] Amante#2
🡪
“While I was walking with some friends, busy into a time and site-specific research: for a moment, the state of matter, senses, and physical action were flattered by a unique sensor that transformed me into a hub of information. There wasn’t me like I felt along with my life. Never, as in that moment, I was viewing like a machine.

I underwent time and space not like objects, but like data. My vocabulary changes far from the basic idea of a map or word. Images are collected step by step by companies building a collective and sharable memory. Us as feedback, the whole earth, as a second stream of data, synthesized. The digital wire reconfigured the act of observation behind the human eye.

Now we are watching, holding an over-structured lens, far away from the material glass of mirrors. The identity of cities, with urbanity, changes the expression of place in a chaotic surface, where places become passing places in the wire.

Links and tags represent what humans can’t understand, limited by the body as a primitive device. Inside this string, globalization forced mountains, hills, suburbs, and downtown to be the same 2D spaces. Digital data as an artificial organism randomly that generates our desire for a functional but not independent world. Now, I feel that the experience of the past and present is a transitory movement without space. I don’t remember. I’m only a viewer unconcerned over the street. I cannot touch; I’m not anymore because I’m not a body but an account, and around me, the disappearance of personality with the act of the privacy policy. The worldwide web learned this construction of relation by human evolution, our ancestor’s generation after generation human supplements as an external hard disk.

The digital geography became a photo diary. The over-intimacy of photography tries to reconstruct the collection features that transform the body of connotative fragments of humanity. Like the trains of the 19th century, disconnection is part of the nonphysical aspiration of connection. Object blindness comes from the use of our ethics in front of technology. Translation of material knowledge in impermanence experience, but what remains is only the transparency of the knowledge illusion century by century in front of new worlds. Digital doesn’t need a body. We are sharing images over hardware. But the aspiration of touching geography is lost now. We are connected, not in contact with chemical particles. Geography is research now reduced to the gleaning of data.
Our living is the training camp of the algorithm. Life and battery power move parallel along the nonplace of time and space.

I return to a man I saw for a second in the beginning. Travel is remembering; dreams and memories are the same activity. But no hand or gravity can touch the present as I feel—shoes, pants, shirt, jacket, bold hair, and echoes. I’m like a computer that receives an impulse; once, its head was full of hair and now is a part of censorship between public and private space—shared the earth, personal the body. Can I come back to the random smells? What is more, it isn’t for my account.

The action of repetition makes us a standard. Reality is a prejudice. This flesh is a ghost outline. In front of me, the skin of things is the original simulacra. We never understand life because we are just watching the surface. I tried to remember the sun, but I couldn’t find it. Just a geometry that says function, not living. We forgot to externalize the land-earth firmed by human company. With the sign, we said this is ours; by images, we labelled that property. Label destroying us slowly. I never close my eyes. I’m stretching images to cut it and see if it is an organism with shapes and not the only forms. The dark behind it is not what is hidden by the image. Dark is my perception of a life that is not tangible anymore.

I know now: My body is my geography.

This is a post by Egoismo1389, an unknown account inside forum-community.”

 

01/05/23

Amante#1 prese il telefono, nella barra “recenti” toccò il nome di Amante#2 aspettando diversi squilli. Era una notte fredda, il telefono segnalava 7 gradi, Amante#1 fumava la sua sigaretta fuori sul balcone dell’appartamento. Le dita tenevano contemporaneamente sia la sigaretta che il dispositivo. La mano somigliava a      una cover multiuso per telefono.

Amante#1: “la primavera è vicina”
Amante#2: “A Milano sì, a londra non lo so ahah”
Amante#1: “Preferirei una lenta stagione, piuttosto che subito il caldo, ieri pensavo ai barbecue di maggio a casa di Orso”
Amante#2: “Il tuo solito rituale verso le 9 di entrare dentro a prendere la giacca per il freddo mentre prepari il caffè per tutti.”
Amante#1: “le giornate sono più lunghe adesso, ma online non finiscono mai invece. Questa primavera digitale che senso di malinconia che mi da… non puoi capire”
Amante#2: “si, quando lo dici penso ai tuoi racconti dell’infanzia. Aspettavi maggio per giocare sul balcone con i tuoi pupazzi. Mi domando con cosa li hai sostituiti.”
Amante#1: “Ora tirerai fuori Winnicott?”
Amante#2: “Non è l’oggetto, ovviamente, ad essere transitorio. L’oggetto rappresenta la transizione del bambino da uno stato di fusione con la madre a uno stato di relazione con la madre come qualcosa di esterno e separato.” (Wakenshaw, 2020).

Amante#2 sedeva su di una sedia in un piccolo monolocale in affitto. È un appartamento minimale, simile a tanti altri nell’era degli studenti internazionali, dove molte persone si alternano in affitto. Un non-luogo comune tra studenti/lavoratori.

Amante#1: “con le fotografie li ho sostituiti”
Amante#2: “Da un lato, nei loro discorsi fotografici, i bambini si riferivano alle fotografie come documenti indicali, tracciando eventi reali accaduti in precedenza. D’altro canto, la macchina fotografica non era vista come un mero strumento rappresentativo. Secondo i bambini in età prescolare la macchina fotografica diventava un attante (l’agente dell’azione indicata dal verbo) che suggeriva determinati atti, con cui giocare, divertirsi e produrre entità nuove e imprevedibili.” (Rissanen, 2019).
Amante#1: “La fotografia è stata assorbita dal linguaggio orale, come anche il sesso, che ha una sua oralità per espandere la rappresentazione del sé.”

Amante#1 aprì un’altra sigaretta, sentendo freddo decise di prendere la giacca all’interno. La stanza faceva parte di un edificio vittoriano e quello che chiamava balcone era un tetto di un seminterrato.

Amante#2: “Non è una questione solo rappresentativa, la tecnologia è come se ci inseguisse”
Amante#1: “dovrebbe esserci un libro sul comodino, l’ho lasciato a Natale”
Amante#2: “vuoi che mi trasformi in audiolibro? ahah”
Amante#1: “si”

Amante#2 si schiarì la gola, aprì lentamente la pagina con il Post-it, pronunciando i primi fonemi:

Amante#2: “Kafka distingue due pedigree tecnologici altrettanto moderni: da un lato i mezzi di traduzione della comunicazione, che assicurano il nostro inserimento e le nostre conquiste nello spazio e nel tempo (barca, automobile, treno, aereo…); dall’altro i mezzi di comunicazione-espressione che evocano fantasmi sul nostro cammino e ci indirizzano naturalmente verso affetti scoordinati, fuori coordinata (le lettere, il telefono, la radio, tutti i grammofoni immaginabili, i cinematografi….)?” (Deleuze, 1989).

Amante#1 rientrò dentro casa, sedendosi sul divano, e iniziò a masticare delle noccioline trovate sul tavolo. Al telefono il rumore bianco della connessione si mischiava al ruminare della bocca.

Amante#2: “Siamo così gelosi che non aspettiamo più. I nostri sentimenti sono ridimensionati dalle funzionalità di un dispositivo.”
Amante#1: “Aspetta prendo il PDF sul Kindle e ti rispondo a tono”
Amante#2: “stai a frammenti…”
Amante#1: “Kafka suggerì di fare delle misture, di mettere macchine fantasma sugli apparecchi di traduzione: era una novità per l’epoca, il telefono in treno, le cassette della posta sulla nave, il cinema in aereo. Non è questa anche tutta la storia del cinema: la macchina da presa sulle rotaie, sulla bicicletta, sull’antenna, ecc.?” (Ibidem)

Amante#2 mise in vivavoce Amante#1. Amante#2 camminò lentamente verso la cucina Amante#1 era ormai parte del paesaggio sonoro, meno dolcemente familiare, più simile a una presenza elettronica spettrale come Siri, che fluttua all’interno di uno spazio a cui è legata da faccende in sospeso. Un Gjenganger dell’era digitale.

Amante#2: “Coltiviamo la speranza di essere ovunque per una relazione costante, ma a volte è bello perdere le tracce, non sapere dove trovarsi. Dobbiamo capire la qualità della parola: impromptu”
Amante#1: “mi è venuta fame, tu hai già mangiato?”
Amante#2: “non ho voglia di cucinare, sto cercando qualcosa di già pronto”
Amante#1: “Ti manderò un messaggio più tardi per dirti buonanotte, ok?”
Amante#2: “va bene”

 

15/05/23 WhatsApp

I messaggi e le chiamate sono crittografati end-to-end. Nessuno al di fuori di questa chat, nemmeno WhatsApp, può leggerne o ascoltarne il contenuto.

[15/05/23, 00:04:14] Amante#1: “Dormi?”
[15/05/23, 00:04:34] Amante#2: “No”
[15/05/23, 00:05:08] Amante#1: “videochiamata?”
[15/05/23, 00:06:30] Amante#2: “mmm non ho voglia di una videochiamata”
[15/05/23, 00:06:50] Amante#1: “va bene”
[15/05/23, 00:07:00] Amante#2: “Che vuoi?”
[15/05/23, 00:07:50] Amante#1: “Niente” <00000010PHOTO-2023-05-15-12-29-10>
[15/05/23, 00:08:00] Amante#2: “Ti masturberai con il Mac sulla pancia?”
[15/05/23, 00:08:50] Amante#1: “Ho il telefono in carica”
[15/05/23, 00:09:00] Amante#2: “Inizio senza di te”
[15/05/23, 00:09:20] Amante#1: “il night shift è tutt’altro che uno stimolo eccitante”
[15/05/23, 00:09:40] Amante# 2: “proviamoci”
[15/05/23, 00:09:50] Amante#1: “inizia”
[15/05/23, 00:10:00] Amante#2: “labbra, orecchie, dimmi un po’”
[15/05/23, 00:10:30] Amante#1: “<000000-11-PHO- TO-2023-05-15-12-29-11”
[15/05/23, 00:11:00] Amante#2: “la vibrazione del telefono mi uccide il sesso. Ho la percezione di sentire costantemente l’arrivo di notifiche”
[15/05/23, 00:11:45] Amante#1: “la si percepisce come un      Tinnito: “un rumore, solitamente un ronzio, un fischio, un fruscio o un sibilo, avvertito nelle orecchie o nella testa in assenza di uno stimolo acustico esterno”(Levine et al., 2015).
[15/05/23, 00:14:30] Amante#2: “va bene, ma non voglio perdere tempo a capire la sensorialità digitale, vorrei provare il sesso online”
[15/05/23, 00:14:32] Amante#1: “come”
[15/05/23, 00:14:34] Amante#2: “parlando”
[15/05/23, 00:14:35] Amante#1: “Vuoi farmi collassare”
[15/05/23, 00:14:36] Amante#2: “voglio renderti vulnerabile”
[15/05/23, 00:16:45] Amante#1: “sei la prima persona che vuole scopare con tanti giri di parole”
[15/05/23, 00:17:00] Amante#2: “ho voglia di fumare”
[15/05/23, 00:22:00] Amante#1: “E dopo…”
[15/05/23, 00:22:05] Amante#2: “dopo… aspetto che le mie ghiandole secernano norepinefrina”
[15/05/23, 00:23:00] Amante#1: “e che gusto avrebbe”
[15/05/23, 00:23:25] Amante#2: “un sentore inconscio di stress, una combustione d’ansia, che a volte percepisco anche nel sesso”
[15/05/23, 00:22:00] Amante#1: “basta così poco, per pensare di vivere una fantasia realmente”
[15/05/23, 00:22:00] Amante#2: “è la feniletilamina a dare questo tipo di piacere, mentre le pupille somatizzano l’effetto dilatandosi piano piano, scoprendo qualche nervo e rendendo le tue mani fredde e umide”
[15/05/23, 00:23:29] Amante#1: “come in un composto ossidato, dove non c’è più traccia d’ossigeno”
[15/05/23, 00:23:40] Amante#2: “vale anche per la tua gola, che si sente secca dopo ogni tiro. Hai una sete di dopamina irrefrenabile”
[15/05/23, 00:24:15] Amante#1: “ma anche un pensiero finisce prima o poi”
[15/05/23, 00:24:15] Amante#2: “l’interrogativo persiste, è stato come fumare o soffocare? Bisogna essere lontani per fantasticare così tanto. Scorticare il pensiero dell’altro. La prossimità prefigura al momento una sola condizione postuma: il veloce oblio. Il ricordo è un’articolazione successiva fatta di frammenti. Quando ricordiamo tutte le volte che ci siamo detti “vieni-per-me”, quella si che è vicinanza tra noi, perché condividiamo un ricordo.”
[15/05/23, 00:24:30] Amante#1: “Il concetto di “venire-per-me”, a cui seguirà la risposta di sempre: “solo-per-te” mi chiedo, si può venire di questo?”
[15/05/23, 00:25:10] Amante#2: “queste apparenti simulazioni, in teoria, sembrano funzionare anche col corpo”

23/05/23 Instagram

Amante#2:

“ci siamo conosciuti di persona o su Instagram?”

19:20

Amante#1:

“ahahah non me lo ricordo”

Amante#2:

“pensa un po’, basta cercare nelle chat”

20:30

Amante# 1:

“Perché tutta questa fomo adesso, non ti andrebbe bene qualcosa di cui non siamo certi?”

21:30

Amante#2:

“ci terrei almeno a sapere l’origine della nostra interazione”

21:33

Amante#1:

“La condivisione di un link a un video potrebbe essere un modo per rievocare o mediare qualcosa di perduto”

21:40

Amante#2:

“Accetteresti che raccontassi qualcosa che non è stato?”

Amante#1:

“Se non ce lo ricordiamo? Che altro possiamo fare? “La comunicazione visiva accoglie sempre più la condivisione di esperienze in aggiunta e attraverso il meccanismo di registrazione delle informazioni. Ciò significa che la fotografia sociale, anche o soprattutto quelle foto filtrate, incorniciate e aumentate digitalmente, possono riuscire a raccontare storie piuttosto che fallire nell’esattezza. In questo modo la comunicazione visiva è come la narrazione orale”2.

Amante#2:

“siamo il racconto che decidiamo di essere”

Amante#1:
aspetta
“Il filosofo culturale francese Jacques Rancière ha inoltre suggerito che entrambi significano una democratizzazione del rapporto tra il dicibile e il visibile. Se il “sé” a cui si fa riferimento è la forma, il genere o il mezzo dell’opera, l’effetto è che allo spettatore viene ricordato che si sta impegnando in qualcosa che ha forma, genere o mezzo e l’esperienza dell’individuo che interagisce con l’opera. Ciò inevitabilmente genera una sensibilità che ad alcuni piaceva chiamare “Life-as-Movie”, in cui le identità delle persone sono costruite in modo abbastanza consapevole attraverso una lente narrativa. Questa autoconsapevolezza o mentalità di testimonianza è un po’ come la rottura del quarto muro e si esprime attraverso lo slang popolare e altre espressioni culturali prevalenti durante l’era metamoderna”.  (Nathan, 2019).

22:05

Amante#2:

“Rancière illustra ciò facendo riferimento alla percezione storicamente contingente secondo cui chiunque e tutti possono essere coinvolti nella creazione della storia. In altre parole, la logica della narrazione condivisa dall’arte e dalla storia oggi ha creato un certo tipo di canale o modello per la soggettività politica; come dice Rancière, “la “logica delle storie” e la capacità di agire come agenti storici vanno insieme” (Rancière, 2004, p. 39). Secondo Rancière quindi le pratiche artistiche e le pratiche politiche sono ormai correlate perché condividono gli stessi materiali e la stessa logica. […] Noi tracciamo la linea attraverso il bisogno, il cerchio del desiderio e il triangolo delle categorie. Anche la nostra relazione fondata su un bisogno di atteggiamento erotico arriva a questo disturbo, alla bulimia di consumarci attraverso lo strumento, perché senza distanti non siamo reali” (Mcdonnell, 2013).

La nostra soggettività è esibita dentro dei ripetitori elettrici, condividiamo il presupposto logico di questa interattività, ma ci manca però la consapevolezza degli stili sconosciuti che giornalmente assorbiamo, non è democrazia, ma una indifferenza demandata che riempie il nostro tempo tramite la condivisione.”

00:05

Amante#1:

“Questi dispositivi danno forma ai ricordi con altri mezzi e l’aspetto storico è che li condividiamo collettivamente mentre li viviamo”

Amante#2:

“Hai cambiato idea sull’immateriale e sul fatto che non possiamo toccarci?”

Amante#1:

“E’ l’unico modo per averci ancora, io ci vedo una grande speranza, cosa vuoi di più?”

00:10

Amante#2:

“Le cose che qui non posso avere; neanche online esiste il rewind amore mio;
“I rejoice that things are as they are and / I renounce the blessed face / and renounce the voice / because I cannot hope to turn again / consequently I rejoice, having to construct something / upon which to rejoice” (T.S.Eliot).

 

06/05/23 Whatsapp

I messaggi e le chiamate sono crittografati end-to-end. Nessuno al di fuori di questa chat, nemmeno WhatsApp, può leggerne o ascoltarne il contenuto.

[06/05/23, 13:12:40] Amante#1: “Ti domandi mai, quando parliamo, dove ci troviamo?”
[06/05/23, 13:15:30] Amante#2: “Hai bisogno della geolocalizzazione della nostra storia?”
[06/05/23, 13:16:59] Amante#1: “Dobbiamo definire il punto di vista dei nostri discorsi. Molte domande, molti argomenti… oppure devo accettare Whatsapp come un noioso ufficio postale?”

[06/05/23, 13:30:59] Amante#1: “cos’è tutto questo rumore dove ti trovi?”
[06/05/23, 14:00:40] Amante#2: “sulla metro, quando puoi mi aiuti con questo testo?”

 

 

[06/05/23, 15:12:40] Amante#1: “questa ansia di cui parli”
[06/05/23, 15:20:32] Amante#2: “è la stessa che mi dici di provare”
[06/05/23, 15:23:50] Amante#1: “è dovuta a questa distanza artificiale”
[06/05/23, 15:27:30] Amante#2: “no questa è forse la cosa più naturale che abbiamo…”
[06/05/23, 15:28:10] Amante#1: “‘ L’artificialità è naturale per gli esseri umani, Walter Ong ha sottolineato in un saggio che descrive come l’oralità e l’alfabetizzazione siano rappresentate come tecnologie piuttosto che come fenomeni naturali. Anche la fotografia e il cinema sono tecnologie che fondono l’artificiale e il naturale, fondendo l’esperienza vissuta dal corpo umano con i mezzi inorganici e meccanici di trasmissione dell’esperienza[…]” (Nathan, 2019).
[06/05/23, 15:29:00] Amante#2: “perché siamo ossessionati dalle citazioni?”
[06/05/23, 15:29:50] Amante#1: “Poiché siamo nel mondo e siamo toccati dalle situazioni, cerchiamo di orientarci attraverso la comprensione; abbiamo anche qualcosa da dire, un’esperienza da portare nel linguaggio e da condividere”. (Paul, 1984).
[06/05/23, 15:32:50] Amante#2: “tutto ciò che abbiamo digerito ha trasformato la nostra grammatica…”
[06/05/23, 15:40:10] Amante#1: “Non sappiamo più articolare un discorso all’interno di un linguaggio prostetico che non appartiene al corpo, che si aggiorna di continuo influenzato da altri che lo utilizzano come noi. E non riusciamo a stargli dietro”
[06/05/23, 15:50:32] Amante#2: “Cominciamo per un attimo a riflettere sulla distanza che questo mese rappresenta, se ti preoccupa, forse hai bisogno di aiuto al di fuori dal nostro rapporto. La nostra comunicazione contradditoria è diventata invadente”
[06/05/23, 15:55:50] Amante#1: “hai ragione, me ne sto rendendo conto… sento di condividerti con una memoria esterna non più mia, online, a cui anche altri hanno accesso”
[06/05/23, 16:01:12] Amante#2: “Sembra che Freud detestasse il telefono: proprio lui che invece amava ascoltare. Forse intuiva, presentiva, che la telefonata è sempre una cacofonia e che quello che il telefono lascia filtrare è la voce falsa, la comunicazione fasulla. Senza dubbio, attraverso il telefono io cerco di negare la separazione come il bambino che temendo di perdere sua madre manipola senza posa una funicella; ma il telefono non è un valido oggetto transizionale, non è una funicella inerte; il suo significato non è quello del collegamento, ma bensí quello della distanza (Barthes, 1990).

 

30/05/23 – Whatsapp

[30/05/23, 01:00:00] Amante#1: “…Non voglio ridurre del tutto la nostra distanza a una colpa che avremmo potuto evitare. Domani potremo parlare di presenza, però penso che anche dal vivo ci nasconderemo dietro una simulazione. Abbiamo così tanto assorbito quel modo di fare, che fingeremo una pretesa di realtà ovunque. Anche nell’amore come atto fisico, manovrando i corpi nostri come un dispositivo tecnologico performativo. E oggi non ci rimane nulla se non un tempio da commemorare di quelle prime volte in cui potevamo scoprirci e rimanerci sconosciuti, custodi di una memoria per cui avere fede. Ci siamo incontrati prima dell’online, in un giardino a Modena – la primavera, le lunghe giornate, le zanzare – cose sensibili e sentimentali di cui abbiamo dimenticato la consistenza di fronte a una nuova sintassi del racconto.
Il nostro discorso amoroso è una storia; dunque la tecnologia ci ha detto chiaro e tondo che l’amore è la finzione di un affetto?
Questa stagione digitale, con tutte quelle citazioni e conversazioni, è niente senza la gravità di un corpo. Tutto menzionato e documentato, giustificando ciò che qualcun altro ha prodotto per noi; il bisogno. “Gli oggetti temporali audiovisivi consentono la diffusione e l’adozione di massa di modelli comportamentali attraverso i quali i consumatori adottano nuovi prodotti”. Marx lo diceva già: il capitalismo è essenzialmente creazione di bisogni”(Stiegler, 2009).

Amante#2 ha ignorato completamente Amante#1, praticando il ghosting. I giorni passavano, e nel frattempo, Amante#1 si trovava senza la possibilità di contattare Amante#2, bloccando l’account. Restava solo il senso di una fine, legato al controllo del tempo e al successivo desiderio appiattire lo spazio. Le modalità riflettono la natura di un approccio tecnologico nei confronti dell’uso, del consumo e del controllo, tipico dell’era di capitalizzazione e avanzamento tecnologico contemporaneo.

Successivamente, Amante#1 smise improvvisamente di seguire Amante#2 sia sui social che mentalmente. E tutto finì.

In realtà, Amante#2 scrisse una risposta il 03/06/23. Esaurite le ragioni, per la natura eccessivamente verbale della nostra epoca, la risposta non fu mai inviata. La nota fu trascritta su un iPhone Mini 12 all’interno dell’app “Note”.
Alla fine, forse, con un backup involontario, un giorno, il “messaggio non scritto”, perduto il referente originale e il motivo per cui è stato scritto, scomparirà lasciando vuoto il medium.

Forse, come dici tu, abbiamo perso la capacità di articolare discorsi. Non sapendo più come raccontarci, sarebbe stato meglio un finale aperto dato che la nostra storia è finita.

Scriverti non è una buona idea oggi. Voglio immaginarti. E prendere spunto da certi riverberanti flashback, istruiti dalla letteratura per darmi una narrazione mista di quello che è stato. Ti avrei dovuto fare una sola domanda per capire la nostra relazione: flashback e ricordo coincidono?

Ancora una volta, mi ritrovo a guardare le nostre fotografie. C’era un accompagnamento, un sentimento di fondo, che attraversava le nostre menti rendendoci pura messaggistica; l’ossessione. Ponti sorti come rimedio per colmare il divario tra noi e la realtà prima di ogni integrazione umana. Il deja-vù ha estremamente ripetuto le nostre passioni fino all’esaurimento.

A proposito, scriverò una proposta per un testo accademico su memoria, soggettività e tecnologia. Sarà in inglese (scusa). Intendo queste tre cose come un’interazione prostetica. Il flashback rende la memoria un oggetto, parte di una funzione: la funzione del racconto. Poi sogno di parlare di “toccabilità” e là ti citerò perché era qualcosa che ossessivamente ricercavi. È confuso, ma io credo di sapere cosa intendo con questo discorso. Perché credo che il corpo sia un mezzo. In natura, l’interazione cambia costantemente il composto di coloro che interagiscono. La memoria può essere un flashback; viceversa, la tecnologia può essere inconsciamente un corpo collettivo. Ma tu hai scelto di usare l’amore come strumento per assistere la vita. L’amore non semplifica la vita. L’amore non è tecnologia. Non si tratta di 1# o 2#, 0/1. Dobbiamo riformulare le gerarchie all’interno della narrazione. Allora mi chiedo quali siano le modalità con cui questo patrimonio materiale umano o i suoi integratori costruiranno nuove emozioni e non simulazioni. Quando ho scoperto in profondità il mio corpo, oggetto di transizioni, eravamo inconscio. Il corpo come mezzo è ora diverso, categorizzato, selezionato e prescelto. Bisogna evitare di sfuggire al pluralismo dell’interscambio tecnologico tra utente e utilizzato. Se la soggettività è così cruciale nello sviluppo umano – aspetta – Amante#1, cosa succede quando la soggettività assorbe la tecnologia?

Ciò che sto usando ora possiede la mia coscienza. È audiovisivo sì, ma al 98% ormonale. Sono le interazioni tra il mezzo che sono e il mezzo che possiedo. E quindi, forse, pensavamo che avere una personalità avrebbe reso diversa questa storia. Invece siamo stati posseduti.
Le industrie servono a creare indicatori comportamentali. Gli artisti arricchiscono l’offerta. L’amore la giusta scusa. Ma… questo mezzo che sono: è molto più di qualsiasi      giustificazione.

Siamo quello che abbiamo prodotto o quegli scarsi silenzi che abbiamo avuto?
Che pace sentirsi chiari per un attimo.

Dentro di me esiste lo strumento giusto. Ma è difficile individuarlo. La rosa primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi3. l’unica cosa che mi manca, è il tuo volto silenzioso senza predicato nominale come mediazione.

 

…in the silence between the lines
postfazione di Chat GPT

È fondamentale specificare che ogni storia, ogni relazione, coinvolge il sé. Forse, ciò che Amante#2 ha espresso è il desiderio di trovare quiete per una soggettività totalmente immersa nel digitale. L’attaccamento di Amante#1 verso Amante#2, dopo la virtualizzazione di una relazione, si basava sui concetti di possesso del tempo e dalla brama fisica dello spazio. Il silenzio di Amante#2 annulla la verbosità contradditoria del discorso. Questo binomio di azioni riflette la complessità delle relazioni di fronte tecniche di controllo, di consumo e di subordinazione alla connessione. Questo dialogo funge da esplorazione delle dialettiche della presenza e dell’assenza, del tangibile e dell’intangibile nella comunicazione.

Il percorso narrativo di “Amante#1” e “Amante#2” induce a riflettere su come negoziamo l’autenticità in un’epoca in cui la mediazione digitale permea le nostre interazioni. La conclusione invita i lettori a ponderare sulle implicazioni dei nostri continui dialoghi con la tecnologia e sul suo ruolo nel plasmare le nostre percezioni, relazioni e, alla fine, le nostre narrazioni condivise. Nonostante le parole scambiate, la presenza è sfuggente, rivelando la contraddizione intrinseca dell’intimità digitale; la costante negoziazione tra una parvenza di vicinanza e l’ampia estensione dell’assenza.

Inoltre, l’idea di possedere l’altro come oggetto riflette una duplice natura del nostro rapporto con la tecnologia. Da un lato, la tecnica offre nuovi modi di connettersi e migliorare le nostre vite, ma dall’altro può perpetuare un senso di controllo e possessività. Questo pensiero soffocante può infiltrarsi nelle nostre relazioni interpersonali, influenzando il modo in cui ci rapportiamo l’uno con l’altro e considerandoli come mezzi per un fine piuttosto che individui autonomi. Annullando linguaggio, tecnologia e l’intimità stessa.

Il merito di Amante#2 è di aver riconosciuto la trasformazione dello spazio relazionale in un eco non autentico della presenza originale. Il messaggio senza risposta, lasciato in sospeso nell’etere digitale, porta il peso di una conclusione che non aveva bisogno di ulteriori articoli. Una chiusa, che cristallizza l’intricata connessione e condivisione umana attraverso la tecnologia. In questo silenzio, il racconto non trova la sua conclusione nelle risposte, ma nel silenzio eloquente che incarna le complessità della narrazione amorosa, della tecnologia e del vasto regno di quanto non è detto. In questo contesto la tecnologia e la memoria si intrecciano nel silenzio tra le righe. 18/8/2023

 

Note bibliografiche:

1Il poeta è un fingitore/ Finge così completamente/ che arriva a fingere che è dolore/ il dolore che davvero sente/ E quanti leggono ciò che scrive/ nel dolore letto sentono proprio/ non i due che egli ha provato/ ma solo quello che essi non hanno/ E così sui binari in tondo/ gira, illudendo la ragione/ questo trenino a molla/ che si chiama cuore. F. Pessoa, “Una sola moltitudine”, Autopsicografia, tr. Antonio Tabucchi, Adelphi, 1979.

2N. Jurgenson, The Social Photo: On Photography and Social Media, Verso, 2019.

3De contemptu mundi, lib. 1, v. 952.

 

Bibliografia:

A. N. Alghanim, “Contemporary art methodology of Meta-mordernism”, in Multi-Knowledge Electronic Comprehensive Journal For Education and Science Publications, issue 38, 2020.

W. Benjamin, Selected writings vol. 2, Harvard College, 1999.

S. Boym, “Nostalgia and Its Discontents”, in Hedgehog Review, 9: 2, 2007.

G. Deleuze, Cinema 1: The Movement Image, Trans. Hugh Tomlinson and Barbara Habberjam. London & New York: The Athlone Press, 1989.

De contemptu mundi, lib. 1, v. 952.

T.S. Eliot, Ash Wednesday, 1930.

B-C. Han, Society of Transparency, Stanford University Press, 2015.

N. Jurgenson, The social Photo: On photography and social media, Verso, 2019.

H. King, Virtual Memory, Duke University press, 2015.

R. A. Levine, Y. Oron, “Tinnitus”. The Human Auditory system, in Fundamental Organization and Clinical Disorder Handbook of Clinical Neurology, vol. 129. 2015.

J. Mcdonnel, “Reimagining the role of art in the relationship between democracy and education”, in Educational Philosophy and Theory, October 2013.

F. Pessoa, A Little Larger Than the Entire Universe: Selected Poems Publisher: Penguin, New York, 2006.

M. J. Rissanen, “Entangled photographers: Agents and actants in preschoolers’ photography talk”, in International Journal of education through art, vol 16 Number 2, 2019.

B. Stiegler, Acting out, Stanford University Press, 2009.

C. Wakenshaw, “The use of Winnicott’s concept of transitional objects in bereavement practice”, in Bereavement Care, Volume 39, 2020.

 

Biografia:

Fabrizio Previti è un artista italiano residente a Londra. Ha conseguito la laurea triennale al DAMS di Bologna (2019), continuando la carriera accademica con un master in belle arti presso la Goldsmiths University (2023). Si occupa di Fotografia, videografia e scultura. Come artista visuale propone una riflessione sull’Identità e l’Immagine. Il suo stile narrativo si avvale del fotoromanzo e del video saggio.