In questo testo cercherò di analizzare, attraverso l’auto-etnografia e con il supporto di dati quantitativi e teorie trans-femministe, il rapporto tra contraccezione ormonale e desiderio sessuale, riflettendo su come la contraccezione ormonale diventi una forma di medicalizzazione della sessualità per persone fertili cis-gender aventi rapporti eteronormativi, riflettendo su come tale costruzione costituisca la principale narrativa sulla sessualità e sull’amore.

Durante la mia ricerca ho deciso di usare l’auto-etnografia incontrando un intreccio complesso nella relazione tra contraccezione, ormoni, genere, eteronormatività e desiderio sessuale. Tale intreccio, formatosi nella mia esperienza personale, ha delineato il corso della mia ricerca e aperto diversi sentieri, forse differenti rispetto a quelli che sarebbero stati altri per un’altra persona e ricercatrice.. Essere consapevole dei saperi situati (Haraway, 1988, 586) è essenziale in un percorso trans-femminista con un focus sulle questioni di genere. Il tentativo è quello di non creare pregiudizi o saperi essenzialisti che portano alla violenza epistemica, questo perché «Lo sguardo accademico è uno sguardo totalizzante. Cerca di dare un senso a tutto ciò che incontra e, cosa più significativa, di padroneggiare ciò che incontra» (Dauphinee, 2010, 806). Ciò che l’auto-etnografia cerca di fare, invece, è indagare il rapporto tra il sé che ricerca e il mondo in cui il ricercatore si trova, evitando di appropriarsi dell’esperienza altrui (Ibidem). A partire da questo approccio vorrei indagare su come la pillola ormonale ha medicalizzato la mia vita sessuale, ma anche su come questo processo abbia aperto diverse strade per avvicinarmi al flusso e all’espressione del desiderio sessuale.

Ho iniziato a prendere la pillola anticoncezionale quando avevo 18 anni, mentre ero in una relazione eterosessuale stabile con un uomo cisgender più grande di me. Quella è stata la mia prima esperienza sessuale completa (mi riferisco principalmente a sesso penetrativo). Contemporaneamente avevo una relazione omosessuale con una donna cisgender con la quale abbiamo avuto poco sesso. Eravamo entrambe alla prima esperienza e questa non poteva essere vissuta liberamente per diversi fattori: la sua famiglia, la nostra presunta eterosessualità, un rapporto di coppia che avrebbe dovuto essere esclusivo e l’intera società in cui eravamo inserite –sottolineo questi aspetti perché sono fattori importanti per costruire il discorso sul mio rapporto con la pillola contraccettiva.
La mia decisione di prendere la pillola è arrivata dopo un anno dall’inizio della mia attività sessuale, che era all’interno di una relazione eterosessuale monogama . Durante quell’anno non avevamo mai usato il preservativo, non ci piaceva e alla fine non figurava mai tra le nostre proposte. . I miei rapporti sessuali con lui erano quindi determinati da una notevole ansia per la possibilità di rimanere incinta. Dopo diversi momenti di panico, dovuti alla mancanza di protezione nel nostro rapporto, ho deciso di prendere la pillola contraccettiva. Fin qui c’è da dire che ho vissuto la mia sessualità in modo controverso, perennemente connessa al pensiero di una gravidanza indesiderata, e la maggior parte delle volte non riuscivo quindi a disconnettere il mio desiderio sessuale da questa paura.
Per quanto riguarda il rapporto con la mia amica, questo è stato caratterizzato da un forte desiderio al contempo connesso alla repressione del viverlo, a causa della paura di stigmatizzazione (sia esterne che interiorizzate) del nostro rapporto omosessuale.
La decisione di prendere la pillola è nata anche dal desiderio di vivere liberamente e con più entusiasmo la mia eteronormatività, l’unica forma di sessualità che accettavo.

In tutto questo intervento non ho parlato di un tema per certi versi più importante di quello della gravidanza indesiderata: quello del contraccettivo come protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili. Non le ho citate nel racconto perché non facevano parte della mia esperienza, nessuno di noi due ci pensava. La narrazione che mi sembrava provenire dalla società era che il problema della malattia sarebbe sorto solo se avessi vissuto una sessualità “promiscua” e comunque eterosessuale. In un certo senso, per semplificare, avere ufficialmente una relazione eterosessuale con un uomo più grande di me, e che si autodefiniva fedele, mi sembrava già una forma di protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili.

Ho smesso di prendere la pillola cinque anni dopo per diversi motivi. Uno era quello di avere una relazione stabile con una persona con la quale mi sentivo “in sintonia”,. pronta a intraprendere nuovi discorsi rispetto ai metodi contraccettivi, l’altro era il fatto di aver avviato un percorso di interesse che ora definirei femminista-spirituale-naturista nei confronti del mio corpo e della mia femminilità, basato sull’organicità del corpo, che a mio parere sentivo in opposizione all’uso di tecnologie quali l’assunzione di ormoni.. A questo si aggiungevano ulteriori motivi: l’interruzione del sanguinamento per diversi mesi, un desiderio sessuale quasi nullo e quasi tre mesi di cistite acuta. A causa della cistite mi hanno prescritto una dieta di eliminazione di elementi tossici come caffè, tabacco e alcool. A quel punto ho anche deciso di eliminare la botta ormonale e ho smesso di prendere la pillola. In termini di desiderio sessuale, è stato incredibile. Mi sono sentita eccitata come mai era successo. Anche qui è necessario analizzare i vari fattori che hanno portato a questo stato. Con il mio compagno abbiamo iniziato un processo di apertura e confronto con il sesso più maturo rispetto a prima. Dovendo eliminare lo standard di penetrazione-coito-orgasmo/eiaculazione nel mio utero, il sesso è diventato molto più stimolante e creativo. Abbiamo provato i preservativi, questa volta con più impegno, ma alla fine è finita senza.

 

Natural Cycles

Durante questo periodo ho sperimentato Natural Cycles, un metodo contraccettivo approvato dalla FDA (Food and Drug Administration) ma con una controversia in corso. Natural Cycles si basa sulla raccolta di dati specifici (tra i quali i giorni di sanguinamento e la consistenza del proprio liquido vaginale) di cui il più importante è la propria temperatura basale, da tracciare giorno per giorno. Questo avviene tramite l’utilizzo di un termometro centesimale (a due zeri) che la stessa Natural Cycles produce e mette in vendita. Questi dati portano l’algoritmo a identificare i giorni di ovulazione dell’utilizzatrice, e di conseguenza l’identificazione dei giorni in cui vi è un’elevata probabilità di infertilità (questo è valido solo nei casi di ciclo mestruale regolare, assenza di doppia ovulazione e ritmi di vita “sani”). La registrazione della temperatura deve essere effettuata dall’utente appena sveglio, cercando di non fare troppi movimenti per alterare la sua temperatura, che viene considerata “valida” solo se non ci sono stati problemi di insonnia, di salute o di hangover. In questo caso la temperatura mostrata dal termometro va inserita insieme agli altri dati nell’app Natural Cycles sul proprio telefono.
Nei giorni in cui la probabilità di fertilità è medio-alta, viene indicata l’astinenza o i rapporti protetti con un metodo di barriera (ad esempio i preservativi). È chiaro che questo metodo presenta diversi problemi, dovuti innanzitutto alla perseveranza dell’utente nel registrare la temperatura, che risulta ancora più faticoso rispetto all’assunzione di una pillola al giorno, così come si presuppone che l’utente abbia una vita e un sonno regolare e stabile, che possono praticare l’astinenza nei giorni indicati come “rossi” o avere accesso a un metodo di barriera. Vengono automaticamente escluse dall’utilizzo di questo metodo tutte le persone che non rientrano in questo stile di vita: chi ha sonni irregolari, chi assume alcolici, ma anche chi non ha pieno controllo sulla propria sessualità e non può decidere quando avere un rapporto sessuale penetrativo. La struttura e la fruibilità stessa di questo metodo e prodotto sono modellate (su) e promuovono un determinato stile di vita che viene indicato come “sano”. Ho utilizzato questo metodo con costanza per quasi un anno, per poi interromperlo a causa della stanchezza nel prendere la temperatura basale e per problemi di insonnia che mi impedivano di avere un ritmo regolare.

 

Anello

A un certo punto ho deciso di provare un altro metodo contraccettivo ormonale: l’anello. Si tratta di un dispositivo che è letteralmente un anello di circa 54 mm di diametro in materiale plastico. Si inserisce nel canale vaginale dopo una settimana dall’inizio delle mestruazioni e lo si tiene all’interno per tre settimane; lo si cambia, insomma, solo una volta al mese. Mi dissero che aveva meno effetti collaterali perché agiva localmente, non passava attraverso il sistema digestivo e non era legato a una pratica quotidiana come l’assunzione della pillola. Uno dei motivi per cui l’ho provato mi sembra ora importante per la mia analisi del desiderio sessuale: mi mancava l’eiaculazione del mio partner dentro di me. Una pratica che andava oltre il desiderio fisico, ma abbracciava uno spettro più ampio e intricato di significati sociali e culturali legati al possesso, al mio sentirmi donna, al romanticismo. Forse era forse un modo con cui, in un momento di insicurezza personale, ho voluto rivivere questa pratica di possesso e consolidamento di un legame di coppia eterosessuale che non sperimentavo da più di un anno, e ho pensato che avrebbe rassicurato la paura ancora inaccettata della perdita della sicurezza patriarcale attribuita all’amore di coppia e al mio essere donna. Proprio in un momento in cui mettevamo attivamente ed entusiasticamente in discussione il genere, la monogamia, il significato stesso dell’amore, il nostro legame, il futuro che puntava in una direzione diversa rispetto alla costruzione di una famiglia nucleare, sentivo l’inaccettabile bisogno di ristabilire l’ordine interiore attraverso la pratica “biblica” di terminare il coito con l’orgasmo del mio partner all’interno del mio corpo, e in questo modo sentirlo “mio”, sentire che ero la sua donna, sentire che sesso e amore coincidevano.. Tuttavia, il mio tentativo di ripristinare il mio ordine patriarcale interiore non è andato così lontano, e avere un figlio e costruire un nucleo familiare non era nemmeno un’opzione: ecco perché l’anello. Ne ho interrotto l’utilizzo dopo quattro mesi per vari motivi, tra cui talvolta il disagio fisico causatomi soprattutto durante i rapporti sessuali, il costo elevato e ancora la diminuzione del mio desiderio sessuale.

 

Pillola ormonale

La pillola ormonale orale è stata inventata nel 1951 e sperimentata sulle donne portoricane a partire dal 1956. È stata approvata dalla FDA nel 1960. Non c’è dubbio che l’accesso alla pillola anticoncezionale sia stato un momento cruciale per i diritti delle donne. Tuttavia, è importante riconoscere il lato oscuro della storia della pillola anticoncezionale. I processi di Porto Rico mostrano come il progetto biopolitico che includeva l’auto-aiuto femminista (e quindi tutto il discorso sulla liberalizzazione dei contraccettivi e dell’aborto) è strettamente interconnesso con un’attuazione più ampia delle politiche della Guerra Fredda e dell’imperialismo:
La molecola contraccettiva era considerata un dispositivo eugenetico urbano e un metodo per controllare la crescita della popolazione non bianca, così come la crescita delle popolazioni nazionali che non erano ancora entrate in un’economia capitalista liberale del dopoguerra […]. A partire dai processi di Puerto Rico, la pillola ha funzionato non solo come una tecnica per controllare la riproduzione, ma piuttosto come un mezzo di produzione e controllo di razza e genere.(Preciado, 2018, 14-15).

Nel 1965, Planned Parenthood vinse una causa che annullava il divieto per le coppie sposate di usare la contraccezione. Fu solo sette anni dopo, nel 1972, che la pillola divenne disponibile per le donne non sposate negli Stati Uniti. Anche dopo la loro immissione sul mercato, le prime pillole anticoncezionali contenevano dosi di ormoni molto più elevate di quelle che oggi sappiamo essere necessarie. Ciò ha portato le donne a sperimentare un aumento degli effetti collaterali, incluso un aumento del rischio di infarti e ictus. Ci sono voluti più di dieci anni prima che le dosi venissero abbassate ai livelli più sicuri degli ormoni sintetici prescritti oggi.

 

Zoely

La pillola contraccettiva orale combinata consiste comunemente in 21 compresse che contengono etinilestradiolo e un progestinico sintetico attivo per via orale, seguite da 7 compresse inerti o placebo. Il loro principale meccanismo di azione contraccettiva è la prevenzione dell’ovulazione attraverso l’inibizione del rilascio di gonadotropine dall’ipofisi, che interferisce con la normale cascata di eventi che porta all’ovulazione.

Zoely, la pillola che prendo da cinque anni, è un farmaco a base del principio attivo Estradiolo + Nomegestrolo, appartenente alla categoria degli estrogeni + progestinici e ad associazioni estro-progestiniche specificatamente fissate.
Il nomegestrolo è fondamentalmente un farmaco progestinico (dal progesterone, un ormone sintetizzato dalle ovaie, dalla placenta e dal corpo luteo) utilizzato nella pillola anticoncezionale, nella terapia ormonale della menopausa e nel trattamento dei disturbi ginecologici. Ha una certa attività antiandrogena. Il progesterone nella donna viene secreto in modeste quantità dall’ovaia nella seconda metà del ciclo mestruale; dopo l’ovulazione, detta fase luteinica o progestinica, il corpo luteo ne produce grandi quantità. Da quel momento in poi il progesterone esplica la sua azione principale, consentendo la creazione delle condizioni adatte alla fecondazione della cellula uovo e al suo annidamento nella mucosa uterina (endometrio), eventi che segnano l’inizio della gravidanza. Durante la gravidanza, il progesterone viene prodotto in grandi quantità dalla placenta e, durante la gravidanza, impedisce il verificarsi di altre ovulazioni. L’estradiolo è un ormone steroideo secreto nelle ovaie e, come gli altri ormoni steroidei, deriva da una serie di reazioni che modificano il colesterolo. La sua funzione principale è quella di produrre e mantenere le caratteristiche sessuali secondarie femminili e di indurre la degenerazione dei follicoli. Potremmo dire, in termini generali, che l’effetto della pillola è quello di far credere al corpo di essere incinta in modo da evitare una gravidanza. Una performance.

Paul B. Preciado, nel suo testo L’architettura del sesso: tre casi di studio oltre il Panopticon (2018, 15), parla della pillola come di una microprotesi ormonale domestica che regola l’ovulazione, che permette anche la produzione dell’ “anima” della donna eterosessuale come donna moderna, soggetto sessuale e riproduttivo, e allo stesso tempo funziona come dispositivo di autosorveglianza domestica della sessualità femminile «Intesa come architettura biopolitica, la pillola contraccettiva è un panopticon commestibile» (Preciado, 2018, 18). La riflessione di Preciado sull’architettura della pillola è un’analisi illuminante di una forma di biopotere che agisce sul corpo e sulla vita sessuale delle donne, che, proprio mediante la forma di pillola e a differenza delle forme istituzionali del biopotere analizzate da Foucault, agisce direttamente nelle case, nei letti, nelle famiglie e nella vita sentimentale.

Se questa può sembrare una ricerca per demonizzare un prodotto farmacologico, che è stato ed è tuttora fondamentale per molte donne in tutto il mondo, sappiate che non è mia intenzione. Mi affascinano solo le molteplici modalità in cui è possibile assumere ormoni, e come questi possono essere in alcuni casi consigliati (come per la contraccezione orale) e in altri discriminati (come l’assunzione di ormoni per la transizione di genere).

Ciò a cui però vorrei arrivare è affermare che, fondamentalmente e secondo questo approccio auto-etnogafico, ciò che avviene con la contraccezione ormonale è una transizione da femminile a “totalmente femminile”, inibendo gli androgeni presenti nel mio corpo. Il ridotto ambiente androgenico causato dai contraccettivi orali è spesso citato come il meccanismo attraverso il quale tali contraccettivi diminuiscono l’interesse sessuale nella donna. Più precisamente e a un livello più profondo, però, si tratta di una transizione che mi rende la donna perfetta nel sistema eteropatriarcale capitalista: produttiva, femminile, penetrabile dal partner in qualsiasi momento, pur performando con la mestruazione indotta una “naturalezza” del mio corpo di donna (si tratta tuttavia di una mestruazione priva di dolore ed eccessivo sanguinamento, che mi permette quasi di non pensarci). Tuttavia, in tale sistema, la donna perfetta non è mai soggetto di desiderio, ne è oggetto, e trae il proprio piacere da tale oggettivazione (questo processo è brillantemente esposto nella teoria cinematografica femminista di Laura Mulvey): in uno studio condotto nel 1971 da Brenda N. Herzberg, Katharine C. Draper e Anthony L. Jhonson pubblicato sul British Medical Journal su contraccettivi orali, depressione e libido, sono state intervistate 272 donne per analizzare il rapporto che le donne avevano con contraccettivi orali e il loro effetto sul desiderio sessuale e sulla depressione. Sono stati valutati tre aspetti del comportamento sessuale: interesse, frequenza e soddisfazione del rapporto (Herzberg, Draper, Jhonson, 1971, 499). La ricerca ha dimostrato che inizialmente l’uso di contraccettivi ormonali faceva seguito a un aumento del comportamento e dell’interesse sessuale, causato principalmente dalla perdita della paura di una gravidanza indesiderata. Tuttavia, nel tempo questo aumento non è stato mantenuto, e i dati hanno mostrato una leggera ma progressiva diminuzione del desiderio sessuale nel tempo. Ciò è stato collegato anche a casi di depressione e mal di testa. Questa analisi è interessante perché mette in discussione la possibilità di misurare il desiderio sessuale e anche l’inter-correlazione dell’attività sessuale non soltanto con gli ormoni, ma anche con altri fattori come la depressione o altre malattie.

Sulla brochure di Zoely (la pillola che prendevo), la diminuzione di interesse per le attività sessuali, la depressione e i cambi di umore sono descritti come “comuni”, vale a dire colpiscono 1 persona su 10. Il collegamento che questa analisi sottolinea tra i fattori ormonali e altri apre la questione di cosa sia ciò che chiamiamo “desiderio sessuale”. James Giles, filosofo e psicologo, ha concentrato il suo lavoro su questo dilemma, e in un articolo del 2008 ha analizzato la relazione tra ormoni sessuali e desiderio sessuale. La sua riflessione cerca di smontare l’idea che il desiderio sessuale possa essere spiegato in un discorso biologico incentrato sugli ormoni:

Cos’è allora il desiderio sessuale? Una risposta è che il desiderio sessuale è un’esperienza e quindi deve essere compreso nei termini della struttura della consapevolezza. Altrove propongo tale visione, sostenendo che il desiderio sessuale è l’esperienza del desiderio di scoprire e accarezzare reciprocamente i corpi (come espressioni fisiche di reciproca vulnerabilità e cura), che può o meno coinvolgere i genitali, e che può coinvolgere o meno un’altra persona fisica o fantasticata. (Giles, 2008, 64).

La sua analisi sottolinea come il discorso sul desiderio sessuale debba aprirsi alla prospettiva emotiva, sociale, culturale e di genere, perché la sessualità non può essere semplificata come la reazione dei fattori genitali, che può verificarsi in una persona anche quando il desiderio non è implicito. Questo per dire che i fattori biologici non sono la causa di un certo comportamento ma influenzano la probabilità che un certo comportamento si verifichi (Ivi, p. 57). Al di là della mia esperienza personale, ciò che incontriamo analizzando l’esperienza delle diverse donne è una varietà di comportamenti che possono portare a un aumento o una diminuzione della libido, alterazioni collegate al loro sistema endocrino influenzato dalla contraccezione orale, al loro rapporto con le mestruazioni e altri fluidi vaginali (Ivi, p. 53) e, aggiungerei, anche dalle strutture socio-sistemiche come l’eteronormatività, la normatività di genere e l’intera idea di come le relazioni sessuali debbano essere vissute. Perciò «si può facilmente riconoscere questo ruolo essenziale del corpo nel desiderio sessuale senza accettare la visione biologica, cioè l’idea che il desiderio sessuale abbia le sue origini nei processi biologici del corpo. Questo perché il corpo è un elemento del desiderio sessuale solo in virtù del significato che gli diamo» (Ivi, 46).

 

Conclusioni

Il mio rapporto con la pillola è stato quindi caratterizzato dall’identificazione della mia libertà sessuale come un aspetto connesso all’eliminazione dell’impedimento riproduttivo, pur rimanendo all’interno di un immaginario ed eteronormativo. Non ha funzionato, perché la pillola ha rivelato il doppio legame tra l’eliminazione del desiderio sessuale, causato in parte dall’eliminazione degli androgeni nel mio corpo, e in parte dal rimanere in uno schema di coito predeterminato, insieme alla consapevolezza di essere farmacologicamente intrappolata da un sistema che mi rendeva dipendente dalla spesa mensile in farmacia, da certi comportamenti regolarizzati come prendere una pillola ogni giorno, dalla consapevolezza di partecipare a una performance incorporata come quella delle mie finte mestruazioni per restare sicura del mio racconto di ciò che la donna è.

Il titolo provocatorio dato a questo articolo deriva da una famosa canzone di Gala del 1997: Freed from Desire, dall’album Come into my Life, canzone molto diffusa anche nella comunità queer. L’ironia che sta dietro alla purificazione di mente e sensi tramite la “liberazione” dal desiderio è sottile: l’annullamento del mio desiderio provocato dalla pillola mi ha portato a voler riflettere e affrontare quali fossero i miei desideri, e quindi ad affrontare la complessità dei corpi e dei loro sensi, e a come questo processo porti a una messa in discussione della norma che ci rende consoni al sistema in cui viviamo.

 

Bibliografia

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Castaño and Davis, (2004), ‘Oral Contraceptives and Libido in Women’, Annual Review of Sex Research, 15, p. 297 Disponibile su: https://www.proquest.com/docview/225232236?fromopenview=true&pq-origsite=gscholar (Accesso: 12 settembre 2023)

Dauphinee, E., (July 2010), ‘The ethics of autoethnography’, Review of International Studies, Vol. 36, No. 3, Cambridge University Press, 799- 818, Disponibile su: The ethics of autoethnography on JSTOR (Accesso; 12 settembre 2023)

Draper, Herzberg and Jhonson, (1971), ‘Oral Contraceptive, Depression and Libido’, British Medical Journal, 3, 495-500, Disponibile su: The BMJ: Leading Medical Research, News, Education, Opinion (Accesso: 12 settembre 2023)

Giles, J., (2008), ‘Sex Hormones and Sexual Desire’, Journal for Social Behaviour 38 (1), pp. 45-66, Disponibile su: https://acnpsearch.unibo.it/OpenURL?id=tisearch%3Ati-ex&sid=google&rft.auinit=J&rft.aulast=Giles&rft.atitle=Sex+hormones+and+sexual+desire&rft.title=Journal+for+the+theory+of+social+behaviour&rft.volume=38&rft.issue=1&rft.date=2008&rft.spage=45 (Accesso: 12 settembre 2023)
Haraway, D., (1988), ‘Situated Knowledges: The Science Question in Feminism and the Privilege of Partial Perspective’, Feminist Studies, 14 (3),, 575-599. Disponibile su: Situated Knowledges: The Science Question in Feminism and the Privilege of Partial Perspective on JSTOR (Accesso: 12 settembre 2023)

Ilana P. Spector , Michael P. Carey and Lynne Steinberg (1996) ‘The sexual desire inventory: Development, factor structure, and evidence of reliability’, Journal of Sex & Marital Therapy, 22 (3), 175-190, DOI: 10.1080/00926239608414655

Martin-Loeches et al., (2011), ‘A multivariate analysis of the factors that influence the modification of sexual desire in oral hormonal contraceptive (OC) users’, Open Journal of Obstetrics and Gynecology, 1, 131-135, DOI:10.4236/ojog.2011.13024

Preciado, P. B. (2018) ‘The Architecture of Sex: Three Case Studies beyond the Panopticon’. The Funambulist 19 (2018).

Sitografia

https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/aifa/servlet/PdfDownloadServlet?pdfFileName=footer_004046_041400_FI.pdf&retry=0&sys=m0b1l3 (ultimo accesso 12 setembre 2023).

https://billofrightsinstitute.org/essays/the-birth-control-pill (ultimo accesso 12 setembre 2023).

https://www.naturalcycles.com/cyclematters/how-effective-is-the-pill (ultimo accesso 12 setembre 2023).

 

Biografia

Bianca Arnold (Torino 1997) è un artist* visuale specializzat* in queer Studies. Nel 2017 ha viaggiato tra gli Stati Uniti e l’Ecuador, partecipando come volontario al Chelsea Film Festival (NYC) e vivendo presso la comunità indigena Kitchwa di Salasaka, sulle Ande. Ha studiato Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali presso l’Università di Bologna. Nel 2020 si è iscritta al Centro Studi sull’Etnodramma a Padova. Ha esposto i suoi lavori in italia e all’estero, attualmente sta conseguendo una laurea magistrale in “Gender Studies and Woman Literature”, con un doppio titolo tra l’Università di Granada e l’Università di Bologna. Ha pubblicato Pangea, raccolta di racconti.